–visti l'articolo150, paragrafo5, e l'articolo136, paragrafo4, del suo regolamento,
A.considerando che la Turchia, in quanto paese candidato, dovrebbe allinearsi all'acquis dell'UE in tutti i settori, compreso il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, come stabilito nei criteri di Copenaghen; che il processo di adesione è in fase di stallo dal 2018 a causa del continuo deterioramento della democrazia, del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto;
B.considerando che la Turchia ha fatto un uso sistematico e improprio delle leggi antiterrorismo per prendere di mira funzionari eletti, politici dell'opposizione e difensori dei diritti umani, come osservato dal relatore speciale delle Nazioni Unite e dalla Commissione di Venezia;
C.considerando che la pratica della Turchia di sostituire sindaci democraticamente eletti con amministratori nominati dal governo anziché con consiglieri comunali costituisce un flagrante attacco ai principi più basilari della democrazia locale, che colpisce prevalentemente le regioni curde;
D.considerando che, dalle elezioni locali del 2024, il ministero dell'Interno ha destituito otto sindaci del partito filo-curdo DEM e due del Partito popolare repubblicano (CHP) all'opposizione, sostituendoli con amministratori nominati da Ankara; che tale pratica è stata resa possibile da modifiche giuridiche introdotte con un decreto di emergenza nel 2016;
E.considerando che diversi sindaci, tra cui Mehmet Sıddık Akı (Hakkâri) e Abdullah Zeydan (Van) del partito DEM, sono stati arrestati o condannati sulla base di accuse vaghe e infondate legate al terrorismo; che Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul, sta affrontando molteplici azioni legali e una possibile interdizione politica;
1.condanna la destituzione e detenzione arbitrarie di sindaci democraticamente eletti e la loro sostituzione con amministratori governativi non eletti, una pratica che viola i principi democratici e priva milioni di elettori del diritto di voto;
2.chiede il rilascio, l'assoluzione e la reintegrazione immediati di tutti i sindaci eletti, a meno che non vi siano prove credibili e verificate da un tribunale che attestino irregolarità, in linea con le norme giuridiche internazionali;
3.esprime profonda preoccupazione per l'impatto di tali azioni sulla governance locale, in particolare nelle zone a maggioranza curda; sottolinea la necessità di riprendere il processo di pace curdo;
4.chiede riforme giudiziarie volte ad abolire il sistema degli amministratori, in linea con la raccomandazione del Consiglio d'Europa e della Commissione di Venezia, e a ripristinare l'indipendenza della magistratura;
5.esorta la Turchia ad allineare le sue politiche alla CEDU e ad attuare pienamente tutte le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, in linea con l'articolo 46 della CEDU, anche nei casi di detenzione politica;
6.ricorda che l'assistenza finanziaria fornita alla Turchia nell'ambito dell'IPA III e dell'NDICI è subordinata al rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali e che occorre destinare finanziamenti sufficienti alla società civile;
7.ribadisce l'impegno dell'UE a sostenere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto in Turchia e invita l'UE a monitorare attentamente la situazione e ad adottare le misure diplomatiche necessarie; invita la VP/AR a prendere in considerazione l'imposizione di misure restrittive, nell'ambito del regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, nei confronti dei funzionari turchi che assumono il ruolo di amministratore e di coloro che li nominano;
8.incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla VP/AR, al Consiglio d'Europa e alle autorità turche.
La repressione del regime Ortega-Murillo in Nicaragua, rivolta in particolare contro i difensori dei diritti umani, gli oppositori politici e le comunità religiose
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Risoluzione del Parlamento europeo del 13 febbraio 2025 sulla repressione del regime Ortega-Murillo in Nicaragua, rivolta in particolare contro i difensori dei diritti umani, gli oppositori politici e le comunità religiose ()
–viste le sue precedenti risoluzioni sul Nicaragua,
–visti l'articolo 150, paragrafo 5, e l'articolo 136, paragrafo 4, del suo regolamento,
A.considerando che dal 2018 il regime nicaraguense perseguita in modo sistematico, ripetuto e arbitrario difensori dei diritti umani e rappresentanti religiosi e dell'opposizione, tra le altre persone; che oltre 5600 organizzazioni non governative, tra cui gruppi religiosi, prevalentemente cattolici, sono state sciolte e i loro beni sono stati confiscati;
B.considerando che oppositori politici imprigionati e difensori dei diritti umani sono stati espulsi dal paese e privati della loro nazionalità e dei loro diritti politici; che dal 2018 245 membri del clero sono stati arbitrariamente arrestati o espulsi, tra cui il vescovo Rolando Álvarez, finalista del premio Sacharov;
C.considerando che nel gennaio 2025 il regime ha approvato una riforma costituzionale che elimina la separazione dei poteri e il pluralismo politico, istituendo la copresidenza di Daniel Ortega e Rosario Murillo, la quale detiene il controllo di tutti i rami del governo, delle istituzioni indipendenti e dei media e si disinteressa del rispetto delle convenzioni e dei trattati internazionali in materia di diritti umani;
1.condanna fermamente le violazioni sistematiche e generalizzate dei diritti umani commesse dal regime Ortega-Murillo nei confronti della popolazione, dell'opposizione democratica, degli studenti e delle organizzazioni della società civile, nonché la persecuzione condotta nei confronti dei leader religiosi, principalmente cattolici; sollecita il rilascio immediato di tutte le persone detenute arbitrariamente, il ripristino dello Stato di diritto, dello status giuridico di tutte le organizzazioni, delle libertà e dei diritti delle persone esiliate, compreso il loro ritorno in condizioni di sicurezza; insiste sul fatto che si tratta di condizioni essenziali nell'ottica dell'avvio di un qualsiasi dialogo significativo;
2.denuncia l'uso dell'apolidia e dell'esilio come armi per reprimere le voci di dissenso; sottolinea la necessità di porre fine alle restrizioni dello spazio civico e di rispettare il diritto al dissenso;
3.invita il regime Ortega-Murillo a revocare la riforma costituzionale e tutte le leggi repressive che istituzionalizzano il totalitarismo, a rispettare pienamente i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani e ad attuare le raccomandazioni formulate dal gruppo di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani sul Nicaragua; chiede che il mandato di quest'ultimo sia prorogato;
4.invita l'UE a includere specifiche garanzie di rispetto dei diritti umani al momento dell'assegnazione dei fondi europei, anche attraverso istituzioni multilaterali e finanziarie, e ad assicurarsi che tali fondi non contribuiscano al rafforzamento del regime Ortega-Murillo;
5.evidenzia il ruolo chiave svolto dalle organizzazioni della società civile, dai difensori dei diritti umani, dalla Chiesa cattolica e dai giornalisti in Nicaragua; chiede all'UE di consolidare il dialogo regolare con tali attori, compresi quelli in esilio, per sostenere il lavoro fondamentale che portano avanti, nonché con i paesi che accolgono migranti in fuga dal Nicaragua, come la Costa Rica;
6.invita gli Stati membri, conformemente allo Statuto di Roma, ad avviare, attraverso la Corte penale internazionale, indagini sul regime Ortega-Murillo per crimini contro l'umanità;
7.ribadisce la sua richiesta di attivare la clausola democratica dell'accordo di associazione con l'UE; rifiuta qualsiasi prospettiva di dialogo parlamentare con i membri dell'Assemblea nazionale del Nicaragua controllata dal regime;
8.ribadisce il suo invito ad ampliare l'elenco delle persone oggetto di sanzioni al fine di includere Daniel Ortega, Rosario Murillo e la loro cerchia ristretta;
9.chiede l'estradizione immediata di Alessio Casimirri in Italia;
10.incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla VP/AR, agli Stati membri e alle autorità nicaraguensi.
Il protrarsi della detenzione e il rischio della pena di morte per persone accusate di blasfemia in Nigeria, in particolare il caso di Yahaya Sharif-Aminu
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Risoluzione del Parlamento europeo del 13 febbraio 2025 sul protrarsi della detenzione e il rischio della pena di morte per persone accusate di blasfemia in Nigeria, in particolare il caso di Yahaya Sharif-Aminu ()
–viste le sue precedenti risoluzioni sulla Nigeria,
–visti l'articolo150, paragrafo5, e l'articolo136, paragrafo4, del suo regolamento,
A.considerando che il 10 agosto 2020 il cantante nigeriano Yahaya Sharif-Aminu è stato citato in giudizio dinanzi a un alto tribunale della sharia nello Stato di Kano, dove è stato processato senza rappresentanza legale e condannato a morte per impiccagione in ragione del testo di una canzone asseritamente contenente commenti denigratori sul profeta Maometto; che la sua famiglia ha subito vessazioni e persecuzioni in seguito al suo arresto;
B.considerando che nel gennaio 2021 l'Alta corte dello Stato di Kano ha ordinato un nuovo processo e che nell'agosto 2022 la Corte d'appello lo ha confermato, affermando nel contempo la costituzionalità delle leggi della sharia sulla blasfemia, il che comporta il grave rischio che la condanna a morte venga confermata; che nel novembre 2022 Sharif-Aminu ha presentato ricorso dinanzi alla Corte suprema, ma la procedura è ancora in sospeso; che, secondo quanto riferito, si trova in condizioni critiche in carcere, in quanto il suo stato di salute è deteriorato e non ha sufficiente cibo, indumenti e medicinali;
C.considerando che altri cittadini nigeriani rimangono incarcerati per blasfemia;
D.considerando che le leggi nigeriane sulla blasfemia violano gli impegni internazionali assunti dal paese in materia di diritti umani, la Carta africana e la Costituzione nigeriana; che le accuse di blasfemia spesso comportano molestie, violenze e linciaggi; che la Nigeria è uno dei sette paesi in cui si può essere condannati a morte per blasfemia;
E.considerando che ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione, di religione e di credo;
1.esorta le autorità nigeriane a rilasciare immediatamente e incondizionatamente Yahaya Sharif-Aminu, a ritirare tutte le accuse a suo carico, a garantire la sua sicurezza e il diritto a un giusto processo nonché a garantire che riceva cibo, indumenti e cure mediche in misura adeguata; invita la Corte suprema della Nigeria a garantire una procedura di ricorso rapida ed equa; chiede che vengano rilasciate tutte le altre persone accusate di blasfemia;
2.ricorda che le leggi sulla blasfemia sono una chiara violazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani, in particolare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, e sono contrarie alla Costituzione nigeriana, che garantisce la libertà di religione e di espressione;
3.esorta le autorità nigeriane a difendere i diritti umani in tutto il paese, provvedendo affinché il diritto federale e statale e la sharia non neghino ai cittadini nigeriani la protezione cui hanno diritto in virtù della Costituzione nazionale e delle convenzioni internazionali; sottolinea che la Nigeria deve dare il buon esempio abolendo le leggi sulla blasfemia, compreso l'insulto religioso contemplato nel diritto penale, che mettono sistematicamente in pericolo le minoranze religiose, violano le libertà fondamentali e alimentano la violenza settaria;
4.esorta la Nigeria a imporre una moratoria nazionale sulle esecuzioni e ad adoperarsi per abolire completamente la pena di morte;
5.esorta il governo nigeriano a combattere l'impunità che circonda le accuse di blasfemia penalizzando i responsabili di accuse false e consegnando alla giustizia gli autori dei linciaggi;
6.invita l'UE e i suoi Stati membri a sollevare presso le autorità nigeriane casi specifici, a menzionare le preoccupazioni legate alle violazioni dei diritti umani e alle leggi sulla blasfemia, e a garantire l'osservazione diplomatica dei procedimenti giudiziari quando avrà inizio il processo di Sharif-Aminu presso la Corte suprema; elogia l'assoluzione di Rhoda Jatau e il rilascio di Mubarak Bala;
7.incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al Servizio europeo per l'azione esterna, alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché al governo e al parlamento della Nigeria.
Ulteriore deterioramento della situazione politica in Georgia
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Risoluzione del Parlamento europeo del 13 febbraio 2025 sull'ulteriore deterioramento della situazione politica in Georgia ()
–viste le sue precedenti risoluzioni sulla Georgia, in particolare quella del 28novembre2024 sull'aggravamento della crisi democratica in Georgia in seguito alle recenti elezioni parlamentari e alla presunta frode elettorale(1),
–visto lo status di paese candidato all'adesione all'UE concesso alla Georgia dal Consiglio europeo in occasione del vertice del 14 e 15 dicembre 2023,
–visto l'articolo 78 della Costituzione georgiana, che richiede l'attuazione di tutte le misure possibili per garantire la piena integrazione della Georgia nell'UE e nella NATO,
–vista la relazione finale dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) sulle elezioni parlamentari tenutesi in Georgia il 26 ottobre 2024,
–visto l'articolo 136, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A.considerando che il regresso democratico in Georgia ha conosciuto una drastica accelerazione dopo le elezioni parlamentari del 26 ottobre 2024, che sono state profondamente viziate e caratterizzate da gravi irregolarità, e non hanno rispettato gli standard democratici internazionali e gli impegni assunti dalla Georgia nell'ambito dell'OSCE; che tali elezioni hanno violato le norme e gli standard democratici e quelli stabiliti per elezioni libere ed eque, non rispecchiando la volontà del popolo e privando il risultante "parlamento" e, di conseguenza, il "Presidente" di qualsiasi legittimità democratica; che fin dall'inizio della sua attività l'attuale parlamento georgiano ha operato come organo monopartitico (Sogno georgiano), il che è incompatibile con l'essenza della democrazia parlamentare pluralistica;
B.considerando che l'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Georgia(2) verte sui principi generali dell'accordo, che comprendono i principi democratici, i diritti umani e le libertà fondamentali;
C.considerando che l'articolo78 della Costituzione georgiana stabilisce che gli organi costituzionali devono adottare tutte le misure di loro competenza per garantire la piena integrazione della Georgia nell'Unione europea;
D.considerando che la Presidente della Georgia, Salome Zourabichvili, ha condannato pubblicamente la manipolazione delle elezioni parlamentari dichiarando che non le avrebbe riconosciute, e ha chiesto un'indagine internazionale; che l'attuale regime georgiano, guidato dal partito Sogno georgiano e dal suo fondatore, Bidzina Ivanichvili, ha orchestrato un'usurpazione incostituzionale del potere smantellando sistematicamente le istituzioni democratiche, minando l'indipendenza della magistratura ed erodendo le libertà fondamentali e lo Stato di diritto, il che ha aggravato la crisi politica e costituzionale in Georgia;
E.considerando che la Georgia detiene ufficialmente lo status di paese candidato all'adesione all'UE dal dicembre 2023; che il 28 novembre 2024 Irakli Kobakhidze ha annunciato che la Georgia avrebbe ritardato l'avvio dei negoziati di adesione con l'UE e avrebbe respinto l'assistenza finanziaria di quest'ultima fino alla fine del 2028, ignorando l'impegno costituzionale del paese a favore dell'integrazione europea e compromettendo di fatto le aspirazioni sovrane euro-atlantiche della Georgia;
F.considerando che il 28 novembre 2024 sono iniziate in tutto il paese proteste antigovernative di massa pacifiche per chiedere nuove elezioni libere ed eque, la fine della violenza politica e della repressione e il ritorno del paese al suo percorso europeo; che le proteste hanno luogo ininterrottamente da oltre 75 giorni;
G.considerando che il 14 dicembre 2024 il parlamento de facto ha tenuto un'"elezione presidenziale" con un unico candidato del partito Sogno georgiano, l'ex calciatore Mikheil Kavelashvili, eletto con 224 voti su 225;
H.considerando che le autorità autoproclamate della Georgia hanno trascinato il paese in una vera e propria crisi costituzionale e politica, nonché in una crisi dei diritti umani e della democrazia; che tale crisi è stata caratterizzata dalla brutale repressione di manifestanti pacifici, oppositori politici e rappresentanti dei media, con giudici, procuratori e agenti di polizia che hanno attivamente fabbricato accuse amministrative e penali di matrice politica nei confronti di manifestanti, giornalisti ed esponenti dell'opposizione arrestati durante manifestazioni antigovernative pacifiche; che, a dicembre 2024, più di 460 persone erano state arrestate o punite dall'inizio delle proteste e che tale numero aumenta di giorno in giorno;
I.considerando che la polizia antisommossa, deliberatamente priva di codici identificativi, ha disperso con la forza i manifestanti con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua; che numerosi giornalisti hanno riferito di essere stati presi di mira e picchiati, e di aver subito la distruzione delle loro attrezzature e il furto dei loro beni personali; che decine di manifestanti sono stati brutalmente aggrediti e diverse centinaia di persone sono state arrestate; che il difensore civico georgiano ha rivelato che l'80% delle persone detenute ha riferito di aver subito violenze e trattamenti disumani da parte dei funzionari delle autorità di contrasto; che, nonostante la condanna internazionale, il governo georgiano illegittimo ha conferito medaglie ai funzionari coinvolti nella repressione;
J.considerando che gli organi di informazione indipendenti, tra cui TV formula, TV Mtavari e TV Pirveli, si trovano confrontati a importanti vincoli operativi e finanziari a causa dell'ingerenza del regime, mentre decine di rappresentanti dei media sono soggetti a varie forme di forti pressioni fisiche e psicologiche; che sono stati documentati numerosi attacchi violenti ai danni di giornalisti, tra cui le gravi percosse subite da Aleksandre Keshelashvili, Maka Chikhladze e Giorgi Shetsiruli, e le vessazioni nei confronti del giornalista detenuto Saba Kevkhishvili; che il 12 gennaio 2025 le autorità georgiane hanno arrestato la giornalista Mzia Amaghlobeli, che da allora si trova in custodia cautelare ed è in sciopero della fame per solidarietà con tutti i prigionieri politici in Georgia; che rischia da quattro a sette anni di carcere;
K.considerando che nella notte del 14 gennaio 2025 Giorgi Gakharia, leader dell'opposizione appartenente al partito Per la Georgia ed ex Primo ministro, e Zviad Koridze, giornalista e attivista di Transparency International, sono stati fisicamente aggrediti da funzionari del Sogno georgiano in incidenti distinti nella stessa sede a Batumi;
L.considerando che il 2 febbraio 2025 Nika Melia, leader del partito europeista Akhali, e Gigi Ugulava, ex sindaco di Tbilisi, sono stati arrestati durante le proteste antigovernative e sottoposti a violenze fisiche durante la detenzione; che il 12 gennaio 2025 Elene Khoshtaria, leader del movimento politico Droa, è stata arrestata a Batumi;
M.considerando che le autorità georgiane de facto hanno fatto ricorso a una forza sproporzionata e a una violenza eccessiva nei confronti di manifestanti pacifici e si sono avvalse di arresti di massa arbitrari per contrastare il dissenso; che organizzazioni indipendenti per i diritti umani hanno denunciato maltrattamenti sistematici ai danni dei detenuti, compresa la tortura; che ad oggi non è stato assicurato alla giustizia nessuno dei funzionari delle forze dell'ordine coinvolti nella brutale repressione, negli arresti arbitrari e nei maltrattamenti;
N.considerando che le autorità autoproclamate hanno introdotto una nuova normativa draconiana, entrata in vigore il 30 dicembre 2024, e hanno modificato il Codice penale, il Codice sui reati amministrativi e la Legge sulle assemblee e le manifestazioni, imponendo ulteriori restrizioni arbitrarie al diritto alla libertà di espressione e al diritto di riunione pacifica, introducendo, tra l'altro, ingenti ammende per l'affissione di slogan e manifesti di protesta, e conferendo alla polizia il potere di trattenere "preventivamente" per 48 ore le persone sospettate di aver intenzione di violare le norme che disciplinano le riunioni pubbliche; che il 3 febbraio 2025 il partito Sogno georgiano ha presentato un ulteriore progetto di normativa volto a rafforzare i controlli, inasprendo le sanzioni per una serie di reati con l'intenzione di colpire direttamente i manifestanti, gli oppositori e i dissidenti politici, quali pene più severe per "insulti ai funzionari", la criminalizzazione dei blocchi stradali e un aumento della durata della detenzione amministrativa da 15 a 60 giorni;
O.considerando che il 27gennaio2025 il Consiglio ha deciso di sospendere alcune parti dell'accordo di facilitazione del rilascio dei visti tra UE e Georgia per diplomatici e funzionari georgiani, ma non ha imposto sanzioni individuali in risposta alla continua repressione; che il governo ungherese e quello slovacco hanno costantemente bloccato l'applicazione di sanzioni efficaci a livello dell'UE, impedendo ai restanti 25 Stati membri (UE-25) di introdurre di fatto sanzioni nei confronti delle autorità autoproclamate della Georgia;
P.considerando che diversi Stati membri, tra cui Lituania, Estonia, Lettonia e Cechia, hanno imposto sanzioni bilaterali contro taluni politici, giudici e altri funzionari georgiani responsabili della brutale repressione nei confronti dei manifestanti, di violazioni dei diritti umani e di abusi dello Stato di diritto; che nel dicembre 2024 gli Stati Uniti hanno sanzionato Bidzina Ivanishvili, oltre al ministro dell'Interno, Vakhtang Gomelauri, e al vicecapo del dipartimento per gli incarichi speciali, Mirza Kezevadze, per il loro coinvolgimento nella repressione brutale messa in atto contro rappresentanti dei media, esponenti dell'opposizione e manifestanti; che il Regno Unito e l'Ucraina hanno imposto sanzioni analoghe nei confronti di funzionari georgiani di alto livello; che Bidzina Ivanishvili, grazie a leggi adottate precipitosamente e adattate alla sua situazione personale, sta trasferendo in Georgia i beni detenuti all'estero in previsione di ulteriori sanzioni;
Q.considerando che il 29gennaio2025 Sogno georgiano ha annunciato che avrebbe ritirato la sua delegazione all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa dopo che quest'ultimo ha chiesto lo svolgimento di nuove elezioni parlamentari realmente democratiche, la liberazione dei prigionieri politici e l'accertamento delle responsabilità degli autori di violenze; che gli esperti delle Nazioni Unite hanno condannato il ricorso sistematico alla repressione e alle violazioni dei diritti umani in Georgia, mentre l'OSCE ha definito tale repressione una grave violazione del diritto alla libertà di riunione;
R.considerando che il partito al governo, Sogno georgiano, ha convocato il nuovo parlamento in violazione della Costituzione del paese, provocando il boicottaggio del parlamento da parte dell'opposizione; che il 5 febbraio 2025 il "parlamento" autoproclamato ha approvato la cessazione anticipata del mandato di 49 dei 61 membri del parlamento esponenti della Coalizione per il cambiamento, del partito Georgia forte e del Movimento nazionale unito, al fine di privarli della loro immunità e agevolarne l'arresto e il perseguimento; che lo stesso "parlamento" ha istituito una commissione incaricata di punire l'ex partito di governo, il Movimento nazionale unito;
S.considerando che sempre più funzionari pubblici vengono licenziati per essersi dichiarati contrari all'interruzione del processo di adesione della Georgia all'UE; che Sogno georgiano ha modificato le leggi sulla pubblica amministrazione, semplificando le procedure di licenziamento dei dipendenti pubblici, molti dei quali sono stati licenziati per aver partecipato alle proteste, nel chiaro tentativo di mettere a tacere le voci critiche;
1.condanna le "autorità" di Sogno georgiano e le esorta a porre immediatamente fine alla repressione violenta nei confronti di manifestanti pacifici, oppositori politici e rappresentanti dei media; sottolinea che le autorità georgiane autoproclamate stanno attualmente violando le libertà e i diritti umani fondamentali e gli obblighi internazionali basilari del paese, compromettendo in tal modo decenni di riforme democratiche guidate dalla classe politica e dalla società civile del paese; considera la Georgia uno Stato tenuto sotto cattura dal regime illegittimo di Sogno georgiano; esprime profondo rammarico per il fatto che il partito al governo, Sogno georgiano, ha abbandonato il suo percorso verso l'integrazione europea e l'adesione alla NATO; ricorda che il regresso democratico in corso e l'adozione di leggi antidemocratiche hanno di fatto sospeso il processo di integrazione della Georgia nell'UE; ribadisce il suo fermo sostegno alle legittime aspirazioni europee del popolo georgiano e al suo desiderio di vivere in un paese prospero e democratico;
2.non riconosce le autorità autoproclamate del partito Sogno georgiano insediatesi a seguito delle elezioni irregolari del 26 ottobre 2024, che non sono state libere né eque, si sono svolte in violazione delle norme e degli standard democratici e non riflettono la volontà del popolo georgiano; sottolinea che le diffuse frodi elettorali hanno compromesso l'integrità del processo elettorale, messo in dubbio la legittimità dei risultati e minato la fiducia dei cittadini, a livello sia nazionale che internazionale, in qualsiasi nuovo governo;
3.invita l'UE e i suoi Stati membri, nonché i parlamenti nazionali e le istituzioni interparlamentari, a non riconoscere la legittimità del parlamento monopartitico guidato da Sogno georgiano né quella del presidente nominato dal partito stesso; invita pertanto la comunità internazionale ad aderire al boicottaggio delle autorità georgiane autoproclamate;
4.continua a riconoscere Salome Zourabichvili come legittima presidente della Georgia e rappresentante del popolo georgiano; elogia i suoi sforzi per ricondurre pacificamente il paese su un percorso di sviluppo democratico e filoeuropeo; invita il presidente del Consiglio europeo a invitare la presidente Zourabichvili a rappresentare la Georgia in occasione di una prossima riunione del Consiglio europeo nonché del prossimo vertice della comunità politica europea;
5.sottolinea che l'attuale crisi politica e costituzionale in Georgia può essere risolta solo mediante nuove elezioni parlamentari; chiede che nei prossimi mesi si tengano nuove elezioni in Georgia in un contesto elettorale migliorato, sotto la supervisione di un'amministrazione elettorale indipendente e imparziale e una scrupolosa osservazione internazionale, al fine di garantire un processo realmente equo, libero e trasparente; incoraggia gli Stati membri e i funzionari dell'UE a chiedere con fermezza nuove elezioni e a subordinare esplicitamente qualsiasi impegno futuro alla fissazione di una nuova data per le elezioni parlamentari e all'istituzione di un meccanismo per garantire che siano libere ed eque;
6.invita il Consiglio e gli Stati membri, in particolare l'UE-25, a imporre, in maniera bilaterale e coordinata, sanzioni personali immediate e mirate nei confronti di Bidzina Ivanishvili, della sua famiglia e delle sue società, nonché a congelarne tutti i beni detenuti nell'UE, in quanto ha contribuito al deterioramento del processo politico in Georgia, ha favorito il regresso democratico e ha agito contrariamente agli interessi di integrazione euro-atlantica del paese sanciti dalla Costituzione; invita il governo francese a revocare la Legione d'onore conferita a Bidzina Ivanishvili e a imporre sanzioni individuali nei suoi confronti; accoglie con favore, a tale riguardo, le sanzioni bilaterali imposte da Estonia, Lettonia, Lituania e Cechia, nonché quelle già imposte dagli Stati Uniti e dal Regno Unito;
7.invita l'UE e i suoi Stati membri, in particolare l'UE-25, a imporre, in maniera bilaterale e coordinata, sanzioni personali ai funzionari e ai leader politici georgiani responsabili del regresso democratico, delle frodi elettorali, delle violazioni dei diritti umani e delle persecuzioni nei confronti di oppositori politici e attivisti, tra cui Irakli Kobakhidze, Shalva Papuashvili, Vakhtang Gomelauri, Kakha Kaladze, sindaco di Tbilisi e segretario generale del partito al governo Sogno georgiano, e Irakli Garibashvili, presidente di Sogno georgiano; invita altresì l'UE e i suoi Stati membri a estendere tali sanzioni ai giudici, compresi quelli della Corte costituzionale della Georgia, che emettono sentenze di matrice politica, e ai rappresentanti delle autorità di contrasto, nonché ai facilitatori finanziari che, tacitamente o apertamente, sostengono il regime, come pure ai proprietari di organi di informazione allineati al regime, come TV Imedi, Pos TV e Rustavi 2TV, alla luce del ruolo che questi svolgono nel diffondere la disinformazione e del tentativo di manipolare il dibattito pubblico al fine di sostenere il controllo autoritario del partito attualmente al governo;
8.invita il Consiglio e gli Stati membri a imporre sanzioni alla rete di facilitatori di Bidzina Ivanishvili, ai membri dell'élite, agli operatori finanziari corrotti, ai propagandisti e a coloro che agevolano l'apparato repressivo dello Stato, tra cui Ekaterine Khvedelidze, Uta Ivanishvili, Tsotne Ivanishvili, Bera Ivanishvili, Gvantsa Ivanishvili, Alexander Ivanishvili, Shmagi Kobakhidze, Ucha Mamatsashvili, Natia Turnava, Ivane Chkhartishvili, Sulkhan Papashvili, Giorgi Kapanadze, Tornike Rizhvadze, Ilia Tsulaia, Kakha Bekauri, Lasha Natsvlishvili, Vasil Maglaperidze, Grigol Liluashvili, Mikheil Chinchaladze, Levan Murusidze, Irakli Rukhadze, Tinatin Berdzenishvili, Tamaz Gaiashvili, Anton Obolashvili e Gocha Enukidze;
9.è del parere che le misure adottate finora dall'UE in risposta al palese regresso democratico e al mancato rispetto degli impegni precedentemente assunti non riflettano ancora pienamente la gravità della situazione in Georgia e i recenti sviluppi; accoglie con favore la decisione del Consiglio di sospendere il regime di esenzione dal visto per i diplomatici e i funzionari georgiani, ma ritiene che tale sospensione rappresenti solo un primo passo cui devono seguire misure più severe; deplora il fatto che i governi di Ungheria e Slovacchia abbiano bloccato le decisioni del Consiglio relative all'imposizione di sanzioni nei confronti dei responsabili del regresso democratico in Georgia;
10.evidenzia che il rispetto dei diritti fondamentali è una condizione essenziale dei parametri di riferimento dell'UE per la liberalizzazione dei visti; rinnova l'invito alla Commissione e al Consiglio a rivedere lo status di esenzione dal visto della Georgia, eventualmente sospendendolo qualora si ritenga che le norme dell'UE in materia di governance e libertà democratiche non siano rispettate;
11.condanna fermamente la violenza e la repressione brutali perpetrate dal regime georgiano al potere nei confronti di manifestanti pacifici dal 28novembre2024; chiede il rilascio immediato e senza condizioni di tutti i prigionieri politici e delle persone arrestate durante le proteste antigovernative; chiede la liberazione della giornalista Mzia Amaghlobeli, la quale è in sciopero della fame da oltre quattro settimane a causa della sua ingiusta detenzione e che rischia di subire conseguenze critiche, irreversibili e potenzialmente letali; denuncia l'aggressione e il pestaggio dell'ex primo ministro Giorgi Gakharia, che ne hanno causato il ricovero in ospedale, cui è seguito l'arresto di leader politici, tra cui Nika Melia e Gigi Ugulava, avvenuto il 2 febbraio 2025 in una sconvolgente escalation di violenza orchestrata dallo Stato per mano del partito Sogno georgiano e dei suoi alleati contro manifestanti pacifici e politici dell'opposizione; rammenta che Elene Khoshtaria è stata arrestata il 12 gennaio 2025 a Batumi;
12.ribadisce la sua solidarietà al popolo georgiano e alla sua dinamica società civile, che lottano per i loro diritti democratici legittimi e per il futuro europeo del paese; esorta il governo georgiano a invertire l'attuale rotta politica e a tornare a realizzare la volontà del popolo georgiano di proseguire le riforme democratiche che riaprirebbero la prospettiva di una futura adesione all'UE;
13. condanna con fermezza l'adozione di leggi draconiane che impongono restrizioni ingiustificate alle libertà di espressione e di riunione pacifica e chiede l'annullamento di tali leggi repressive recentemente adottate; esorta le autorità georgiane a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti coloro che sono stati arrestati per aver esercitato pacificamente i loro diritti fondamentali alle libertà di espressione e di riunione pacifica e a garantire indagini tempestive, approfondite e imparziali per tutte le accuse relative al ricorso illegale e sproporzionato alla forza da parte delle autorità di contrasto; ritiene che il sistema giudiziario georgiano sia stato utilizzato come arma per mettere a tacere il dissenso, incutere paura e soffocare la libertà di parola;
14.invita le autorità georgiane ad adottare provvedimenti immediati per garantire la sicurezza e la libertà dei giornalisti e a indagare su tutti i casi di violenza e comportamenti illeciti da parte delle autorità di contrasto; sottolinea l'importanza di promuovere un ambiente democratico in cui i media, la società civile e l'opposizione possano operare liberamente senza timore di ritorsioni o censura;
15.chiede un'indagine indipendente, trasparente e imparziale sulle brutalità commesse dalla polizia e sull'uso eccessivo della forza contro manifestanti pacifici; chiede che i responsabili di violazioni dei diritti umani, compresi i funzionari delle autorità di contrasto e del governo che ordinano atti di repressione, siano chiamati a rispondere pienamente dinanzi alla legge;
16.denuncia l'apertura di un'indagine da parte della procura, l'8febbraio2025, nei confronti di organizzazioni non governative accusate di sabotaggio aggravato, tentato sabotaggio e assistenza a organizzazioni straniere e sotto il controllo estero in attività ostili volte a minare gli interessi dello Stato georgiano, per le quali potrebbero essere condannate a pene di diversi anni; ritiene che tale azione rappresenti un'ulteriore escalation della repressione da parte del regime, un uso improprio del sistema giudiziario e un'accelerazione del regresso democratico;
17.condanna la campagna generalizzata di attacchi condotta dalle autorità georgiane al fine di diffamare le organizzazioni della società civile e autorevoli donatori internazionali che sostengono la democrazia, lo Stato di diritto e la tutela dei diritti umani in Georgia;
18.denuncia la cessazione del mandato di 49deputati dell'opposizione da parte del partito Sogno georgiano quale segno di un ulteriore regresso democratico e ritiene che questa sia l'ultima mossa del partito nel contesto del suo attacco al pluralismo politico del paese;
19. accoglie con favore la decisione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa di contestare le credenziali della delegazione parlamentare della Georgia a causa del regresso democratico e delle violazioni dei diritti umani; sostiene l'invito dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa affinché la Georgia avvii immediatamente un processo inclusivo che coinvolga tutti gli attori politici e sociali, compresi il partito al potere, l'opposizione e la società civile, al fine di affrontare con urgenza le carenze e le mancanze rilevate durante le recenti elezioni parlamentari e di creare un contesto elettorale propizio allo svolgimento di nuove elezioni realmente democratiche, che dovrebbero essere annunciate nei prossimi mesi;
20.osserva che la Georgia, una volta in prima linea nell'integrazione euro-atlantica, sta vivendo un processo accelerato di regresso democratico, in quello che sembra essere un tentativo deliberato di dimostrare che la volontà del popolo georgiano non determina più il futuro del paese, che potrebbe portare il paese ad intraprendere un percorso di sviluppo politico analogo a quello bielorusso, passando dall'attuale Stato autoritario a un regime dittatoriale;
21.deplora la decisione di Irakli Kobakhidze di sospendere i negoziati di adesione e di respingere i finanziamenti dell'UE fino alla fine del2028; ricorda che da tutti i sondaggi emerge sistematicamente l'enorme sostegno del popolo georgiano a favore di un futuro euro-atlantico; esprime forte sostegno alle aspirazioni euro-atlantiche del popolo georgiano;
22.chiede una revisione immediata ed esaustiva della politica dell'UE nei confronti della Georgia in ragione del regresso democratico; invita la Commissione a rivedere l'accordo di associazione UE-Georgia alla luce della violazione da parte delle autoproclamate autorità georgiane dei principi generali di cui all'articolo 2, in particolare il rispetto dei principi democratici, dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali; sottolinea che il mancato rispetto degli obblighi può comportare la sospensione condizionale della cooperazione economica e dei privilegi concessi dall'accordo;
23.accoglie con favore la decisione della Commissione di privare le autorità georgiane di tutto il sostegno di bilancio e di sospendere l'avvio di qualsiasi progetto di investimento futuro; incoraggia la Commissione a sospendere qualunque sostegno finanziario ai progetti in corso; chiede una moratoria su tutti i progetti di investimento nel settore della connettività; invita la Commissione a iniziare a individuare i settori economici di rilievo per gli interessi oligarchici che sostengono e appoggiano l'attuale regime autoritario in vista di un'eventuale futura decisione in merito a misure restrittive o sanzioni economiche; invita la Commissione a iniziare a individuare i progetti nell'ambito della connettività che sostengono e appoggiano l'attuale regime autoritario e a valutarne la sospensione fino a quando non saranno organizzate nuove elezioni parlamentari;
24.condanna il clima di intimidazione e polarizzazione alimentato dalle dichiarazioni di rappresentanti del governo e leader politici georgiani, nonché dagli attacchi contro il pluralismo politico, anche attraverso allarmanti episodi di intimidazione e violenza nei confronti delle forze politiche democratiche georgiane e attraverso le reiterate minacce di vietare i partiti di opposizione, di arrestarne i leader e persino i semplici sostenitori, e di mettere a tacere il dissenso; sottolinea che, qualora non vengano ripristinate appieno le norme democratiche della Georgia, si assisterà a un ulteriore deterioramento delle relazioni UE-Georgia, che renderà impossibile qualunque progresso verso l'adesione all'UE e si tradurrà in sanzioni aggiuntive;
25.invita la Commissione a riassegnare tempestivamente i 120milioni di EUR congelati, inizialmente destinati a sostenere le autorità georgiane, al fine di rafforzare il sostegno dell'UE alla società civile georgiana, in particolare al settore non governativo e ai media indipendenti, che sono sempre più soggetti a indebite pressioni da parte del partito politico al governo e delle autorità, nonché di sostenere programmi che promuovano la resilienza democratica e l'integrità elettorale; chiede che i meccanismi di finanziamento dell'UE siano adeguati per tenere conto delle esigenze che emergono in un contesto più ostile e antidemocratico; sottolinea l'urgenza di sostenere la società civile alla luce della crescente repressione e della sospensione delle attività dell'Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale ed esorta, pertanto, la Commissione ad intensificare il sostegno senza indugio;
26.esprime profonda preoccupazione dinanzi all'accresciuta influenza russa nel paese e alle azioni del partito al governo Sogno georgiano intese a perseguire una politica di ravvicinamento e collaborazione con la Russia, nonostante la strisciante occupazione del territorio georgiano da parte di quest'ultima; deplora, a tale riguardo, la crescente retorica ostile e anti-occidentale dei rappresentanti del partito Sogno georgiano nei confronti dei partner strategici occidentali della Georgia, tra cui l'UE, i suoi deputati e funzionari, come pure il sostegno di Sogno georgiano alla disinformazione e alla manipolazione russe;
27.ribadisce con forza la sua urgente richiesta di rilasciare immediatamente l'ex presidente Mikheil Saakashvili per motivi umanitari, in particolare affinché possa ricevere cure mediche all'estero; sottolinea che le autorità autoproclamate sono pienamente e inconfutabilmente responsabili della vita, della salute, della sicurezza e del benessere dell'ex presidente Mikheil Saakashvili e devono essere chiamate a rispondere pienamente di qualsiasi danno possa subire; invita inoltre le autorità del partito Sogno georgiano a garantire che ai deputati al Parlamento europeo sia consentito un accesso senza restrizioni a Mikheil Saakashvili;
28.incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e alle autorità autoproclamate della Georgia.
–viste le sue precedenti risoluzioni sulla Repubblica democratica del Congo (RDC),
–vista la dichiarazione dell'alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, rilasciata il 25 gennaio 2025 a nome dell'UE, sull'ultima escalation nella parte orientale della RDC,
–vista la dichiarazione rilasciata il 2 febbraio 2025 dai ministri degli Esteri del G7 sull'escalation di violenza nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo,
–vista la dichiarazione alla stampa sulla situazione nella Repubblica democratica del Congo rilasciata il 26 gennaio 2025 dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,
–vista la sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite del 7 febbraio 2025 sulla situazione dei diritti umani nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo,
–visto il comunicato sui recenti sviluppi nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo rilasciato il 28 gennaio 2025 dal Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana,
–vista la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, del 18dicembre 1979,
–visto l'accordo di partenariato del 15 novembre 2023 tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e i membri dell'Organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, dall'altra(1),
–visto l'articolo 136, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A.considerando che nel gennaio 2025 il gruppo ribelle armato M23, sostenuto dalle forze ruandesi, è avanzato ulteriormente nella parte orientale della RDC e ha preso il controllo della città di Goma, capoluogo della regione; che le violenze tra i gruppi ribelli e l'esercito congolese hanno subito un drastico aumento, causando un elevato numero di vittime civili; che, secondo le stime, durante l'offensiva su Goma sono morte 3000 persone; che in quel momento circa 800000 sfollati interni si erano rifugiati in campi per sfollati densamente popolati nei dintorni della città;
B.considerando che l'M23 ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale a partire dal 4 febbraio 2025; che i combattimenti sono tuttavia proseguiti, l'aeroporto di Goma rimane chiuso, le apparecchiature per la gestione del traffico aereo sono danneggiate e l'accesso umanitario è ancora limitato; che, secondo alcune segnalazioni, la città mineraria di Nyabibwe, nel Kivu meridionale, è stata conquistata dall'M23; che i leader dell'M23 hanno espresso l'intenzione di continuare ad avanzare nel territorio della RDC; che le ultime avanzate dell'M23 segnano un'allarmante escalation del devastante conflitto nella parte orientale della RDC, una violazione dell'integrità territoriale e un inasprimento delle violenze, determinando una grave crisi umanitaria, violazioni dei diritti umani e un'ulteriore destabilizzazione del paese;
C.che da decenni la regione è colpita da violenze cicliche, il che ha provocato una crisi umanitaria e di sicurezza; che, dopo un cessate il fuoco durato diversi anni, alla fine del 2021 i combattenti dell'M23 hanno ripreso le armi; che nella parte orientale della RDC la legge marziale è in vigore dal 2021 e il governo civile è stato sostituito dall'esercito; che le forze dell'M23 hanno esteso la loro presenza nella parte orientale della DRC, istituendo nuovi organi di governance e nuovi sistemi fiscali, creando campi di addestramento militare ed esportando minerali direttamente in Ruanda; che le conseguenze a lungo termine del terribile genocidio dei tutsi avvenuto in Ruanda nel 1994 alimentano ancora oggi la violenza, l'odio e gli sfollamenti forzati;
D.considerando che il 23 e 24 gennaio 2025 l'M23 ha aperto il fuoco contro postazioni della missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo (MONUSCO), causando la morte di 13 operatori di pace della MONUSCO e della missione di pace guidata dalla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC);
E.considerando che il gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha concluso, nella sua relazione del giugno 2024, che lo spiegamento delle Forze di difesa ruandesi (FDR) viola la sovranità e l'integrità territoriale della Repubblica democratica del Congo e che il controllo e la direzione di fatto delle operazioni dell'M23 da parte delle FDR rendono anche il Ruanda responsabile delle azioni dell'M23;
F.considerando che la presa di Goma ha causato considerevoli sfollamenti di civili; che, secondo le stime, dall'inizio di gennaio 2025 le persone sfollate sono oltre 500000; che migliaia di congolesi, che si erano in precedenza rifugiati in città per sfuggire alla violenza, sono stati cacciati anche dai campi per gli sfollati interni, ritrovandosi a vivere in tende di fortuna o costretti a dormire all'aperto; che la sicurezza degli sfollati interni è ora seriamente minacciata e che le donne e le ragazze sono colpite in modo particolare;
G.considerando che il vicecapo della forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite di stanza a Goma ha riferito di stupri e uccisioni di massa di donne detenute nella prigione di Munzenze a Goma e che si stima che centinaia di donne siano state violentate e molte siano state bruciate vive in detta prigione;
H.considerando che nella RDC le donne e le ragazze devono far fronte a un aumento dei livelli di violenza sessuale e di genere tale per cui vi è una vittima di stupro ogni quattro minuti; che il personale dell'ospedale di Panzi a Bukavu, che accoglie numerose vittime di violenze sessuali, è preoccupato per il peggioramento della situazione della sicurezza nella zona e per la sicurezza del personale e dei pazienti dell'ospedale stesso;
I.considerando che la presa di Goma ha innescato violente proteste a Kinshasa, dove decine di manifestanti hanno attaccato le ambasciate e invitato la comunità internazionale a fermare l'avanzata dell'M23;
J.considerando che il conflitto nella RDC rischia di propagarsi nella regione; che un contingente di mantenimento della pace delle forze regionali della Comunità dell'Africa orientale si è ritirato nel 2023; che nel dicembre 2023 la SADC ha inviato nella RDC una missione di mantenimento della pace composta da truppe provenienti dal Sud Africa, dalla Tanzania e dal Malawi; che almeno 20 operatori di pace sono stati uccisi durante l'avanzata dell'M23 su Goma; che il 6 febbraio 2025 il Malawi ha annunciato il ritiro delle sue truppe dalla suddetta missione;
K.considerando che è ampiamente riconosciuto che il Ruanda è attivo nel conflitto che imperversa nella parte orientale della RDC, anche perché controlla di fatto l'M23, al quale fornisce armi, supporto logistico e truppe; che, secondo le stime degli esperti delle Nazioni Unite, i soldati ruandesi che operano a fianco dell'M23 sono tra i 3000 e i 4000;
L.considerando che il Kivu settentrionale è una regione ricca di risorse, dotata di ingenti riserve di materie prime critiche, tra cui cobalto, oro e stagno, necessarie per la transizione digitale ed energetica mondiale; che Goma è un importante polo di trasporto e di commercio per l'esportazione di minerali; che le Nazioni Unite stimano che l'M23 trasferisca ogni mese circa 120 tonnellate di coltan in Ruanda; che gli esperti delle Nazioni Unite stimano inoltre che l'M23 sia finanziato da entrate mensili pari a circa 288000EUR, generate dal controllo del commercio di minerali nella RDC; che i gruppi ribelli spesso reclutano bambini soldato, il che costituisce una palese violazione del diritto internazionale e un crimine contro l'umanità;
M.considerando che dal 1º luglio 2002 le indagini condotte dalla Corte penale internazionale (CPI) sulla RDC si sono concentrate su presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi principalmente nella parte orientale della RDC, nella regione dell'Ituri e nelle province del Kivu settentrionale e meridionale; che nel maggio 2023 la RDC ha presentato un secondo deferimento alla CPI in merito ad accuse di crimini commessi nel Kivu settentrionale dal 1º gennaio 2022;
N.considerando che l'8 febbraio 2025, in occasione di un vertice congiunto tenutosi a Dar es Salaam, Tanzania, il blocco regionale dell'Africa australe, ossia la SADC, e l'Africa orientale, ossia la Comunità dell'Africa orientale (EAC), hanno richiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato nonché il ritiro dal territorio della RDC delle forze armate straniere non invitate, hanno esortato tutte le parti belligeranti a tenere colloqui di pace entro cinque giorni e hanno richiesto la riapertura dell'aeroporto di Goma e di altre rotte fondamentali per agevolare gli aiuti umanitari; che l'Unione africana prevede di affrontare la questione in occasione di una riunione ad Addis Abeba il 14 febbraio 2025; che sono in corso altri sforzi di mediazione, segnatamente da parte della Francia, che mira a portare tutti gli attori al tavolo dei negoziati;
O.considerando che il Consiglio "Affari esteri" del Consiglio dell'UE dovrebbe procedere a uno scambio di opinioni sulla situazione nella RDC il 24 febbraio 2025;
P.considerando che, tra il 2021 e il 2024, l'UE ha fornito 260milioni di EUR di finanziamenti al Ruanda e che altri 900milioni di EUR sono stati promessi nell'ambito della strategia Global Gateway; che, a seguito degli ultimi sviluppi nella parte orientale della RDC, l'UE si è dichiarata pronta a potenziare l'assistenza emergenziale, in particolare a favore delle popolazioni recentemente sfollate a Goma e nei dintorni, e che il 28gennaio 2025 la Commissione ha annunciato un nuovo sostegno umanitario a favore della RDC con un importo iniziale di 60milioni di EUR per il 2025; che l'UE sta cercando di intensificare la sua presenza nella regione anche con il suo recente sostegno al programma "Corridoio verde Kivu-Kinshasa" per il tramite dell'iniziativa "Global Gateway", che mira a contribuire alla creazione di un corridoio sostenibile di 2600km che collegherà la parte orientale della RDC a Kinshasa e la costa atlantica, e che coprirà un territorio di 540000km2;
Q.considerando che l'UE ha creato partenariati per le materie prime con diversi paesi, tra cui la RDC, il Ruanda e altri paesi nella regione; che tali partenariati sono incentrati, tra l'altro, sul progresso in termini di dovere di diligenza e tracciabilità, sulla cooperazione nella lotta contro il traffico illegale di materie prime e sull'allineamento alle norme internazionali in materia ambientale, sociale e di governance; che al Parlamento, a differenza del Consiglio, non è stata data la possibilità da parte della Commissione di condividere la sua valutazione politica della decisione di negoziare un memorandum d'intesa con il Ruanda o di fornire un riscontro tecnico sul progetto di memorandum d'intesa;
R.considerando che il 5 febbraio 2025, durante una riunione straordinaria tra la delegazione all'Assemblea parlamentare Africa-UE (DAFR) e la commissione per lo sviluppo, la ministra degli Affari esteri della RDC Thérèse Kayikwamba Wagner e il vincitore del premio Nobel Denis Mukwege hanno informato il Parlamento in merito all'occupazione della parte orientale della RDC e al drammatico impatto umanitario sulla popolazione locale e sugli sfollati interni;
S.considerando che il 1º settembre 2024 il Consiglio ha nominato Johan Borgstam rappresentante speciale dell'UE per la regione dei Grandi Laghi; che il 30 gennaio 2025 la DAFR ha organizzato un'audizione straordinaria con il rappresentante speciale dell'UE e Bintou Keita, capo della MONUSCO;
T.considerando che, prima dei recenti sviluppi, la RDC ha dovuto affrontare una delle più gravi crisi di sfollamento in Africa, con 6,7 milioni di sfollati interni, di cui 4,6 milioni nelle province del Kivu meridionale e settentrionale; che la RDC ospita anche oltre 520000 rifugiati e richiedenti asilo provenienti dai paesi vicini, mentre 1,1 milioni di rifugiati provenienti dalla RDC si trovano nei paesi vicini della regione, oltre la metà dei quali in Uganda; che la recente ondata di violenza ha portato a oltre mezzo milione di sfollati interni dall'inizio dell'anno; che, dato il grave sovraffollamento dei campi per sfollati in cui le persone continuano a rifugiarsi e la mancanza di acqua e strutture igienico-sanitarie, il rischio che scoppi un'epidemia di colera è estremamente elevato, oltre al rischio di una rapida diffusione dell'epidemia di vaiolo delle scimmie;
1.condanna con forza l'occupazione di Goma e di altri territori nella parte orientale della RDC da parte dell'M23 e delle FDR in quanto violazione inaccettabile della sovranità e dell'integrità territoriale della RDC; sollecita il governo ruandese a ritirare le sue truppe dal territorio della RDC, la cui presenza costituisce una chiara violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, e a cessare la cooperazione con i ribelli dell'M23; chiede che il Ruanda e tutti gli altri potenziali attori statali della regione cessino di sostenere l'M23;
2.condanna fermamente gli attacchi indiscriminati con armi esplosive in zone abitate del Kivu settentrionale da parte di tutte le fazioni, anche nei campi di sfollati e in altre zone densamente popolate nei pressi di Goma, nonché le uccisioni illegali, gli stupri e altri palesi crimini di guerra, il lavoro forzato, il reclutamento forzato e altre pratiche abusive commessi dall'M23, con il sostegno delle RDF, e dalle forze armate della RDC, le FARDC;
3.esprime sgomento per l'uso sconcertante della violenza sessuale contro le donne e le ragazze come strumento di repressione e arma di guerra nella parte orientale della RDC, nonché per l'inaccettabile reclutamento di bambini soldato da parte dei vari gruppi ribelli; chiede che tali questioni siano affrontate senza indugio dalla comunità internazionale; ribadisce con determinazione che qualsiasi attacco contro le forze aventi un mandato delle Nazioni Unite è ingiustificabile e suscettibile di essere considerato crimine di guerra;
4.chiede di porre immediatamente fine agli atti di violenza, in particolare alle uccisioni di massa e al ricorso allo stupro come arma di guerra strategica; invita la RDC e il Ruanda a indagare e perseguire adeguatamente i responsabili di crimini di guerra, compresa la violenza sessuale, secondo il principio della responsabilità di comando;
5.è estremamente preoccupato per la situazione umanitaria critica nel paese; chiede l'immediata riapertura dell'aeroporto di Goma per ripristinare le operazioni umanitarie e far arrivare forniture attraverso l'aeroporto e la frontiera terrestre; chiede la creazione e l'apertura immediata di corridoi umanitari e invita tutte le parti, compresi i gruppi armati che operano nella parte orientale della RDC, a consentire e agevolare il pieno accesso umanitario sulla base delle esigenze e dei principi umanitari, anche garantendo che ai civili e agli sfollati non sia negato l'accesso a beni essenziali per la loro sopravvivenza;
6.sottolinea che gli operatori umanitari devono essere in grado di operare in sicurezza per fornire assistenza di primo soccorso ai civili congolesi e che la sicurezza delle strutture mediche deve essere preservata; evidenzia che si tratta di un obbligo fondamentale a norma del diritto internazionale umanitario e che coloro che violano tali obblighi dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni; sottolinea che il Ruanda e i paesi vicini hanno una responsabilità particolare nel facilitare l'accesso umanitario alla regione;
7.condanna fermamente l'attacco alle istituzioni diplomatiche dell'UE, dei suoi Stati membri e delle organizzazioni della società civile, come le fondazioni politiche a Kinshasa; sottolinea che deve essere garantita la protezione dei civili e del personale diplomatico;
8.esprime preoccupazione per la mancanza di coerenza nella risposta dell'UE alle crisi della regione dei Grandi Laghi e invita il Consiglio a riesaminare l'attuazione della strategia rinnovata dell'UE per i Grandi Laghi; ricorda che l'UE e il suo rappresentante speciale per la regione sono pronti ad assistere tutti gli sforzi di mediazione;
9.accoglie con favore l'aumento del sostegno umanitario promesso dall'UE; osserva che ciò non è ancora sufficiente a soddisfare le esigenze di base in termini di cibo, acqua, assistenza medica e rifugio nella parte orientale della RDC, soprattutto alla luce della recente cessazione del sostegno offerto dall'Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID); invita la Commissione e la comunità internazionale a rafforzare in modo significativo il sostegno finanziario per l'assistenza urgente e di primo soccorso;
10.deplora che l'UE non abbia adottato misure adeguate per affrontare in misura sufficiente la crisi ed esercitare in modo efficace pressioni sul Ruanda affinché cessi di sostenere l'M23, ma abbia invece adottato misure – tra cui la firma, nel febbraio 2024, di un memorandum d'intesa su catene del valore sostenibili per le materie prime senza aver discusso in misura sufficiente del conflitto, e la decisione di integrare il sostegno al dispiegamento del Ruanda in Mozambico nell'ambito dello strumento europeo per la pace (EPF) – che non hanno apportato garanzie sufficienti e hanno contribuito a inviare un messaggio incoerente alle autorità ruandesi;
11.esorta la Commissione e il Consiglio a sospendere immediatamente il memorandum d'intesa UE-Ruanda relativo a catene del valore sostenibili delle materie prime fino a quando il Ruanda non dimostrerà che sta ponendo fine alla sua ingerenza e che sta cessando di esportare minerali estratti da zone controllate dall'M23; invita tutti gli attori ad accrescere la trasparenza e a vietare in modo effettivo l'ingresso nell'UE di tutti i minerali insanguinati;
12.invita la Commissione a subordinare la futura riattivazione della cooperazione nell'ambito delle materie prime critiche all'adesione del Ruanda all'iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive, di cui la RDC fa già parte;
13.invita la Commissione e gli Stati membri a garantire la rigorosa applicazione dell'attuale regolamento sui minerali provenienti da zone di conflitto(2) e invita la Commissione a proporre una revisione delle norme dell'UE, al fine di garantire i più elevati standard di tracciabilità e trasparenza;
14.osserva che il controllo parlamentare e il coinvolgimento della società civile nella preparazione, nella firma e nell'attuazione dei memorandum d'intesa sulle materie prime e delle tabelle di marcia sono essenziali per un processo inclusivo dotato di un controllo adeguato e devono essere integrati nel memorandum d'intesa;
15.invita la Commissione, gli Stati membri e le istituzioni finanziarie internazionali a congelare il sostegno diretto al bilancio del Ruanda, assoggettando tale sostegno al rispetto di condizioni concernenti, tra l'altro, l'accesso umanitario e la rottura di tutti i legami con l'M23; esorta la Commissione e gli Stati membri a congelare l'assistenza militare e di sicurezza alle forze armate ruandesi al fine di garantire che tale assistenza non contribuisca, direttamente o indirettamente, a operazioni militari abusive nella parte orientale della RDC; chiede con forza, in particolare, una revisione del rinnovato sostegno dell'UE nell'ambito dello strumento europeo per la pace al fine di garantire che le truppe schierate nel Mozambico settentrionale e che beneficiano del sostegno dello strumento, inclusi i rispettivi comandanti, siano state sottoposte a opportune verifiche e non siano risultate coinvolte nella parte orientale della RDC o in altre violazioni dei diritti umani, nell'ottica di sospendere il sostegno qualora venga accertato che esso contribuisce direttamente o indirettamente a operazioni militari abusive nella RDC orientale;
16.esorta la Commissione e tutti gli Stati membri a vietare il trasferimento di armi alle forze ruandesi e all'M23 e a garantire una maggiore trasparenza del commercio di armi dell'UE;
17.esorta il Consiglio ad ampliare le sanzioni nei confronti dei comandanti di alto livello dell'M23, dei leader di altri gruppi armati e degli alti funzionari della RDC e del Ruanda - tra cui il maggior generale Eugene Nkubito, comandante della terza divisione delle FDR e il maggior generale Ruki Karusisi, comandante delle forze speciali delle FDR, individuati nella relazione del giugno 2024 del gruppo di esperti delle Nazioni Unite e il maggior generale Emmy K. Ruvusha, comandante delle forze di sicurezza ruandesi, individuato nella relazione del giugno 2023 del gruppo di esperti delle Nazioni Unite - e di altri paesi della regione in qualità di responsabili o complici dei recenti gravi abusi commessi dalle rispettive forze o da quelle rispetto alle quali hanno responsabilità di comando;
18.esorta il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), gli Stati membri e il governo della RDC ad adottare misure immediate per prevenire la violenza sessuale e migliorare l'assistenza ai sopravvissuti, anche adeguando il quadro giuridico nazionale per garantire l'accesso a trattamenti medici per l'aborto; richiama l'attenzione sulle esigenze sanitarie delle donne incinte, in particolare di quelle sfollate e lontane dall'assistenza medica; invita il SEAE e gli Stati membri a dare ulteriore priorità all'erogazione del sostegno umanitario alle donne e alle ragazze nella regione;
19.invita la Commissione a continuare a sostenere gli sforzi anticorruzione e il rafforzamento della governance nella RDC;
20.elogia l'annuncio del procuratore della CPI secondo cui quest'ultima continuerà a indagare sui presunti reati commessi da qualsiasi persona, indipendentemente dall'affiliazione o dalla nazionalità; ribadisce il fermo sostegno dell'UE alla CPI e invita il Consiglio e la Commissione ad adempiere ai loro obblighi di garantire il funzionamento e l'efficacia della CPI;
21.ribadisce il suo pieno sostegno alle attività di protezione dei civili e stabilizzazione della regione svolte dalla missione MONUSCO; esorta l'UE a cooperare con tutti gli attori sul campo, in particolare con la MONUSCO, per garantire la protezione dei civili nella parte orientale della RDC; invita le Nazioni Unite ad adoperarsi per un mandato più forte della MONUSCO al fine di rendere possibile il processo di pace; invita le Nazioni Unite a garantire la protezione dei civili e il rispetto del diritto internazionale umanitario, in particolare alla luce del rischio accresciuto di violenza di genere, e a preservare la sicurezza del personale umanitario, degli operatori sanitari e delle strutture mediche;
22.invita le Nazioni Unite ad adottare misure immediate e specifiche per proteggere l'ospedale Panzi, i suoi pazienti e il suo personale;
23.accoglie con favore la sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite del 7 febbraio 2025 sulla situazione dei diritti umani nella parte orientale della RDC; sostiene l'istituzione di una commissione d'inchiesta indipendente sulle gravi violazioni commesse dal gennaio 2022;
24.ribadisce la sua condanna dell'incitamento all'odio e della xenofobia, nonché delle politiche basate sull'etnia; sottolinea che tutti coloro che sono responsabili di sostenere il conflitto armato e che fomentano l'instabilità e l'insicurezza nella RDC devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni;
25.esprime preoccupazione per le conseguenze dell'ingerenza russa nel conflitto e, più in generale, nella regione, nonché per la crescente presenza di campagne di disinformazione; condanna in particolare gli sforzi intrapresi dalla Russia per promuovere un sentimento anti-occidentale attraverso la diffusione sui social media di notizie false riguardanti gli attori occidentali;
26.esprime preoccupazione per la crescente presenza di attori cinesi nel settore minerario della RDC e della regione, che agiscono senza rispettare le responsabilità economiche e sociali, e ricorda che le industrie e le imprese europee nella regione beneficeranno di una sicurezza dell'approvvigionamento a lungo termine solo se si troverà una soluzione duratura e pacifica al conflitto;
27.ricorda che solo con un approccio inclusivo e regionale si potranno affrontare e risolvere i molteplici e annosi problemi della regione; accoglie con grande favore il vertice di pace congiunto tra la SADC e l'EAC, tenutosi a Dar es Salaam l'8 febbraio 2025; ribadisce a tale proposito il suo pieno sostegno ai processi di Luanda e Nairobi e invita tutti i paesi dei Grandi Laghi, in particolare la RDC e il Ruanda, a portare avanti con urgenza i negoziati in tali contesti; sottolinea che qualsiasi soluzione deve anche affrontare le cause profonde del conflitto, compreso, tra l'altro, il traffico illecito di risorse naturali; invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere pienamente le iniziative nazionali e regionali, come l'iniziativa dei leader cattolici e protestanti congolesi e il processo di Luanda; sottolinea che le organizzazioni regionali, come l'Unione africana, la SADC e l'EAC, devono svolgere un ruolo centrale in tutti questi sforzi; evidenzia inoltre che una soluzione duratura richiede una riforma del settore della sicurezza della RDC, il che implicherebbe una migliore organizzazione dell'esercito e dell'amministrazione della RDC;
28.invita la comunità internazionale e tutti gli attori coinvolti a utilizzare l'accordo quadro di Addis Abeba e a organizzare una conferenza internazionale per la pace nella parte orientale della RDC e nella regione dei Grandi Laghi; sottolinea che la peculiarità di questa conferenza "imprese per la pace" risiede nel fatto che porterà il settore privato al tavolo dei negoziati per la pace, giacché la guerra riguarda i minerali strategici; sottolinea che gli imprenditori possono esercitare notevoli pressioni sui rispettivi paesi affinché questi ultimi si adoperino per la pace; ritiene che l'approccio "imprese per la pace" possa contribuire ai progressi nella ricerca di una soluzione;
29.chiede l'annullamento dei campionati mondiali di ciclismo su strada dell'Unione ciclistica internazionale (UCI) in programma a Kigali nel 2025 se il Ruanda non cambierà rotta;
30.incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo e al parlamento del Ruanda e della Repubblica democratica del Congo, all'Unione africana, ai segretariati della missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo, alla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe e alla Comunità dell'Africa orientale, e ad altri organismi internazionali competenti.
Regolamento (UE) 2017/821 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2017, che stabilisce obblighi in materia di dovere di diligenza nella catena di approvvigionamento per gli importatori dell'Unione di stagno, tantalio e tungsteno, dei loro minerali, e di oro, originari di zone di conflitto o ad alto rischio (GU L130 del 19.5.2017, pag.1, ELI: http://data.europa.eu/eli/reg/2017/821/oj).