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Parlamento europeo: le relazioni con i parlamenti nazionali

Con il progredire dell'integrazione europea il ruolo dei Parlamenti nazionali è cambiato. Sono stati creati diversi strumenti di cooperazione tra il Parlamento europeo e le assemblee nazionali, al fine di istituire un autentico controllo democratico della legislazione europea a tutti i livelli. Questa tendenza è stata rafforzata dalle disposizioni introdotte dal trattato di Lisbona.

Base giuridica

L'articolo 12 del trattato sull'Unione europea (TUE), il protocollo 1 sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea e il protocollo 2 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità.

Obiettivi

A. Le motivazioni della cooperazione

Trasferendo a istituzioni comuni dotate di potere decisionale competenze fino ad allora detenute dai governi nazionali, l'integrazione europea racchiude in sé una diminuzione del ruolo dei parlamenti nazionali in quanto legislatori, autorità di bilancio e controllori degli esecutivi. Mentre il trasferimento di molte competenze dal livello nazionale a quello dell'Unione europea è stato all'inizio effettuato essenzialmente a vantaggio del Consiglio, il Parlamento europeo ha progressivamente acquisito il ruolo completo di un parlamento.

  • I parlamenti nazionali hanno individuato in un controllo più efficace dell'attività europea dei rispettivi governi e in un avvicinamento al Parlamento europeo gli strumenti per aumentare la loro influenza sulla definizione delle politiche a livello dell'UE, garantendo nel contempo che l'Europa sia fondata su principi democratici.
  • Dal canto suo, il Parlamento europeo ha generalmente ritenuto che delle salde relazioni con i parlamenti nazionali avrebbero contribuito a rafforzare la sua legittimità e ad avvicinare l'Europa ai cittadini.

B. L'evoluzione del contesto della cooperazione

Il ruolo dei parlamenti nazionali si è inizialmente indebolito con il progredire dell'integrazione europea: i poteri dell'UE si sono rafforzati e i suoi ambiti di competenza si sono ampliati, mentre le votazioni a maggioranza in seno al Consiglio sono diventate la norma e i poteri legislativi del Parlamento europeo sono aumentati.

Fino al 1979, tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali sussistevano legami organici poiché i deputati al Parlamento europeo erano designati in seno agli stessi parlamenti nazionali. L'elezione del Parlamento europeo a suffragio diretto ha spezzato questi legami e per circa 10 anni le relazioni tra tali istituzioni sono state pressoché nulle. La necessità di ripristinarle è divenuta evidente a partire dal 1989, quando sono stati avviati i contatti e si è cercato di creare degli strumenti in grado di sostituire i legami organici che esistevano inizialmente. Il trattato di Maastricht vi ha contribuito dedicando a questo tema due dichiarazioni (nn. 13 e 14), che prevedono in particolare:

  • un adeguato riconoscimento del ruolo dei parlamenti nazionali nel funzionamento dell'Unione europea (essi devono essere informati dai rispettivi governi delle proposte legislative dell'UE "in tempo utile" e tenere, se necessario, conferenze comuni);
  • una più stretta cooperazione tra Parlamento europeo e parlamenti nazionali, intensificando i contatti, scambiando informazioni, organizzando incontri regolari ed eventualmente concedendo agevolazioni reciproche.

Inoltre, i parlamenti nazionali hanno progressivamente acquisito un certo controllo sull'azione europea dei loro governi, a seguito di riforme costituzionali, nel quadro degli impegni di governo o attraverso modifiche dei propri metodi operativi e dell'interpretazione delle norme costituzionali nazionali da parte delle corti costituzionali di alcuni Stati membri. Le rispettive commissioni specializzate in affari europei hanno svolto un ruolo di rilievo in questa evoluzione, in cooperazione con il Parlamento.

Il protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali allegato al trattato di Amsterdam incoraggiava una maggiore partecipazione degli stessi alle attività dell'UE e a tal fine prevedeva una trasmissione più rapida dei documenti di consultazione e delle proposte, affinché i parlamenti nazionali potessero esaminarli prima della decisione del Consiglio. I parlamenti nazionali hanno svolto un ruolo importante durante le discussioni della Convenzione sul futuro dell'Europa (1.1.4), in cui sono stati anche al centro di uno degli 11 gruppi di lavoro. Nel maggio 2006, la Commissione ha convenuto di inviare ai parlamenti nazionali tutte le nuove proposte e i documenti di consultazione. Questo "dialogo politico" è diventato un obbligo giuridico per la Commissione con il trattato di Lisbona. Il trattato sul funzionamento dell'Unione europea garantisce altresì un più ampio diritto all'informazione per i parlamenti nazionali da parte delle istituzioni dell'Unione, con un obbligo di trasmettere tutti i progetti di atti legislativi nonché le domande di adesione all'Unione. Il trattato di Lisbona ha ulteriormente rafforzato il ruolo dei parlamenti nazionali coinvolgendoli nelle procedure di revisione dei trattati, nonché nei meccanismi di valutazione dell'attuazione delle politiche dell'UE in materia di libertà, sicurezza e giustizia. Ha altresì formalizzato la cooperazione interparlamentare fra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo, conformemente al protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione.

Il trattato di Lisbona ha inoltre notevolmente rafforzato il ruolo dei parlamenti nazionali nel quadro del processo legislativo dell'UE, introducendo un sistema di allarme rapido, ossia un meccanismo che consente ai parlamenti nazionali di verificare il rispetto del principio di sussidiarietà in tutte le proposte legislative (protocollo n. 1 sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea e protocollo n. 2 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità). Entro un termine di otto settimane a decorrere dalla data di trasmissione della proposta legislativa, i parlamenti nazionali possono inviare ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione un parere motivato che espone le ragioni per le quali ritengono che il progetto in causa non sia conforme al principio di sussidiarietà. Le proposte legislative possono essere bloccate se viene raggiunto il consenso dalla maggioranza delle camere. La decisione definitiva spetta comunque all'autorità legislativa (Parlamento europeo e Consiglio) (1.2.2). Questo meccanismo è stato azionato tre volte dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona: nel mese di maggio 2012 nei confronti della [1], nell'ottobre 2013 riguardo alla [2] e nel maggio 2016 in relazione alla [3] I parlamenti nazionali possono manifestare le loro preoccupazioni in materia di sussidiarietà e attivare la procedura del cartellino arancione e giallo una volta raggiunte le soglie necessarie. Il controllo della sussidiarietà è di competenza esclusiva dei parlamenti nazionali. Il ruolo dei parlamenti regionali in questa procedura figura all'articolo6 del protocollo n.2, che recita:"Spetta a ciascun parlamento nazionale o a ciascuna camera dei parlamenti nazionali consultare all'occorrenza i parlamenti regionali con poteri legislativi". Pertanto, le osservazioni dirette ricevute dai parlamenti regionali non sono considerate, ai sensi dei trattati, come osservazioni dei parlamenti nazionali in materia di sussidiarietà. Le loro opinioni dovrebbero essere veicolate attraverso i parlamenti nazionali. Tuttavia, quando il Parlamento europeo riceve un'osservazione da un parlamento regionale, questa viene trasmessa per informazione ai servizi competenti, compresa la commissione competente per i contenuti, alla commissione per lo sviluppo regionale, in quanto commissione competente per le relazioni con le autorità regionali, e ai servizi di ricerca e documentazione. Il trattato contiene altresì nuovi articoli che chiariscono il ruolo dei parlamenti nazionali nel quadro della nuova struttura istituzionale dell'Unione europea (articoli 10 e 12 TUE).

Dall'inizio della crisi del debito sovrano dell'UE, nel marzo 2010, il ruolo dei parlamenti nazionali della zona euro nella ratifica o nella revisione di pacchetti di salvataggio ha sottolineato l'importanza di una stretta collaborazione e di uno scambio permanente di informazioni tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo. L'articolo 13 del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, entrato in vigore nel gennaio 2013, prevede una specifica cooperazione tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo per l'esercizio del controllo parlamentare in materia di governance economica e finanziaria.

Risultati ottenuti: strumenti di cooperazione

A. Conferenze dei presidenti delle assemblee parlamentari dell'Unione europea

Prendendo le mosse da incontri organizzati nel 1963 e nel 1973, tali conferenze sono state formalmente introdotte a partire dal 1981. Esse riuniscono i presidenti dei parlamenti nazionali e il Presidente del Parlamento europeo e, inizialmente, si tenevano ogni due anni. Sono preparate attraverso riunioni dei segretari generali e costituiscono la sede in cui si trattano, in modo approfondito, questioni inerenti alla cooperazione tra parlamenti nazionali e Parlamento europeo. Negli ultimi anni, i presidenti si sono riuniti ogni anno. Sin dal 1995 il Parlamento europeo mantiene stretti rapporti con i parlamenti dei paesi associati e dei paesi candidati all'adesione. Nel corso di regolari incontri, i presidenti del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali dei suddetti paesi affrontano tematiche relative alle strategie di adesione e ad altre questioni di attualità.

B. Centro europeo di ricerca e documentazione parlamentare

La "grande conferenza" di Vienna, tenutasi nel 1977, ha istituito il Centro europeo di ricerca e documentazione parlamentare (CERDP). Il Centro è una rete di servizi di documentazione e ricerca che cooperano strettamente per agevolare l'accesso all'informazione (ivi comprese le banche dati nazionali ed europee) e coordinano la ricerca in modo tale da evitare doppioni. Esso accentra la ricerca, diffonde i risultati e ha creato un sito web destinato a migliorare lo scambio di informazioni. Il suo annuario facilita i contatti tra i vari servizi di ricerca delle assemblee che ne fanno parte. La direzione del Centro è gestita congiuntamente dal Parlamento europeo e dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Il Centro include i parlamenti degli Stati membri dell'UE e del Consiglio d'Europa e i suoi servizi possono essere utilizzati anche dai parlamenti degli Stati che godono dello status di osservatore nell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

C. Conferenza dei parlamenti della Comunità

L'idea di tale conferenza si è concretizzata a Roma nel 1990 con il nome di "Assise europee". Incentrate sul tema "L'avvenire della Comunità: le implicazioni per la CE e gli Stati membri delle proposte relative all'Unione economica e monetaria e all'Unione politica e, più in particolare, il ruolo dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo", esse hanno accolto 258 partecipanti, di cui 173 dei parlamenti nazionali e 85 del Parlamento europeo. Quest'iniziativa non è proseguita.

D. Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC)

Proposta all'origine dal presidente dell'Assemblea nazionale francese, la conferenza riunisce ogni sei mesi, dal 1989, gli organi dei parlamenti nazionali specializzati in affari europei e i deputati al Parlamento europeo. In occasione di tali incontri ogni parlamento è rappresentato da sei deputati. Convocata dal parlamento del paese che detiene la presidenza dell'Unione e preparata congiuntamente dal Parlamento europeo e dai parlamenti della Troika, ogni conferenza tratta i temi più importanti relativi all'integrazione europea. La COSAC non è un organo decisionale, ma un organo consultivo e di coordinamento parlamentare che adotta decisioni per consenso. Il protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'Unione europea stabilisce esplicitamente che la COSAC può sottoporre qualsiasi contributo ritenuto opportuno all'attenzione delle istituzioni dell'Unione europea. Cionondimeno, i contributi presentati dalla COSAC non vincolano assolutamente i parlamenti nazionali né pregiudicano le loro posizioni.

Le riunioni della COSAC riuniscono le delegazioni dei parlamenti nazionali che formano gruppi di interesse sugli affari europei, consentendo ai membri dei parlamenti nazionali di interagire con i rappresentanti delle istituzioni dell'UE. Ad esempio, la riunione della COSAC tenutasi a Bruxelles nel marzo 2024 e ospitata dalla presidenza belga del Consiglio comprendeva panel dedicati alla politica di genere, all'autonomia strategica e allo stato dello Stato di diritto e della democrazia nell'UE. Quest'ultimo prevedeva uno scambio di domande e risposte tra i deputati e il presidente della Corte di giustizia dell'Unione europea, Koen Lenaerts, il quale ha sottolineato la particolare responsabilità di proteggere le libere elezioni, la libertà di stampa e la solidarietà tra gli Stati membri.

E. Riunioni parlamentari congiunte

Dopo l'esperienza della Convenzione europea, sia i deputati al Parlamento europeo che i parlamentari nazionali hanno ritenuto utile instaurare uno strumento di cooperazione politica permanente che consenta di trattare temi specifici. Pertanto, dal 2005, i deputati europei e nazionali si riuniscono nel quadro di riunioni parlamentari congiunte intese ad affrontare le questioni di maggiore rilevanza che interessano i parlamenti nel contesto del processo decisionale dell'Unione e di rafforzamento delle istituzioni dell'UE.

F. Altri strumenti di cooperazione

La maggior parte delle commissioni permanenti del Parlamento europeo si concerta con le omologhe a livello nazionale in occasione di riunioni bilaterali o multilaterali e visite di presidenti o di relatori.

I contatti tra gruppi politici del Parlamento europeo e gruppi corrispondenti dei parlamenti nazionali si sono sviluppati in modo diversificato a seconda dei paesi o dei partiti interessati.

La cooperazione amministrativa si svolge sotto forma di tirocini presso il Parlamento europeo e di scambi di funzionari. Gli uffici della maggior parte dei rappresentanti dei parlamenti nazionali si trovano nella sede del Parlamento europeo che ospita la direzione delle Relazioni con i Parlamenti nazionali. I reciproci scambi di informazioni sui lavori parlamentari, in particolare legislativi, assumono un'importanza sempre maggiore ed utilizzano le moderne tecnologie d'informazione come la rete IPEX, basata su Internet, sostenuta da una piattaforma elettronica di scambio di dati e di comunicazione, .

Ruolo del Parlamento europeo

Il 19 aprile 2018, il Parlamento europeo ha approvato una [4], in cui si sottolinea che i parlamenti nazionali migliorano il buon funzionamento costituzionale dell'Unione europea e vi contribuiscono attivamente, garantendo pertanto un maggior pluralismo e una legittimazione democratica. Riconosce altresì che la responsabilità dei governi nazionali nei confronti dei parlamenti nazionali rimane "l'elemento chiave del ruolo delle camere parlamentari nazionali nell'Unione europea". Ricordando nel contempo che il sistema di allarme rapido è stato raramente utilizzato dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo ritiene che tale sistema possa essere riformato nell'attuale quadro del trattato. A tale riguardo, invita la Commissione a istituire un "termine tecnico di notifica" per concedere più tempo tra la data di ricevimento dei progetti di atti legislativi da parte dei parlamentari nazionali e la data di inizio del periodo di otto settimane. Il Parlamento europeo sostiene inoltre la possibilità in virtù della quale i parlamenti nazionali possono presentare proposte costruttive alla Commissione allo scopo di influenzare positivamente il dibattito europeo e il potere d'iniziativa della Commissione. Propone infine una serie di suggerimenti volti a rafforzare gli strumenti di cooperazione esistenti tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.

Il 17 gennaio 2024 il Parlamento ha approvato una nuova risoluzione sull'attuazione delle disposizioni del trattato relative ai parlamenti nazionali[5]. In tale contesto, il Parlamento ha invitato gli Stati membri a garantire che i parlamenti nazionali dispongano di risorse sufficienti per svolgere il loro ruolo costituzionale di controllo e ha raccomandato che i parlamenti nazionali utilizzino la piattaforma IPEX in modo più efficace e coinvolgano i rispettivi parlamenti regionali nella messa in funzione del sistema di allarme preventivo. Il Parlamento ha inoltre chiesto una proroga dell'attuale termine di otto settimane per la presentazione di pareri motivati da parte dei parlamenti nazionali, in quanto limita intrinsecamente il controllo tempestivo del rispetto del principio di sussidiarietà. Ha chiesto inoltre un sistema di "cartellino verde" in base al quale almeno un terzo dei parlamenti nazionali possa presentare iniziative che "influenzino positivamente" il dibattito europeo.

Ogni anno la direzione delle Relazioni con i parlamenti nazionali del Parlamento europeo pubblica una relazione nazionale sulle relazioni tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali dell'UE. La relazione fornisce una panoramica dell'insieme delle attività e degli sviluppi della cooperazione interparlamentare con i parlamenti nazionali, che coinvolge 39 parlamenti e camere nazionali nei 27 Stati membri e il Parlamento europeo. Secondo la relazione annuale 2022, i principali temi discussi nelle riunioni interparlamentari nel corso di tale anno sono stati la sicurezza e l'azione esterna dell'UE in risposta alla guerra in Ucraina, la ripresa dalla pandemia di COVID-19, la situazione dello Stato di diritto negli Stati membri, NextGenerationEU e i piani per la ripresa economica, nonché i risultati della Conferenza sul futuro dell'Europa.

[1]COM(2012)0130.
[2]
[3]
[4]Risoluzione del Parlamento europeo del 19 aprile 2018 sull'applicazione delle disposizioni del trattato relative ai parlamenti nazionali (GU C 390 del 18.11.2019, pag. 121).
[5]Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2024 sull'attuazione delle disposizioni del trattato relative ai parlamenti nazionali (testi approvati, ).

Eeva Pavy / Alexandru-George Moș