PROPOSTA DI RISOLUZIONEsulla necessità di intervenire contro la continua oppressione e le elezioni farsa in Bielorussia
17.1.2025-()
a norma dell'articolo 136, paragrafo 2, del regolamento
Ondřej Kolář, Michael Gahler, Andrzej Halicki, Sebastião Bugalho, David McAllister, Tomas Tobé, Željana Zovko, Isabel Wiseler‑Lima, Nicolás Pascual de la Parte, Mika Aaltola, Wouter Beke, Krzysztof Brejza, Daniel Caspary, Rasa Juknevičienė, Sandra Kalniete, Seán Kelly, Łukasz Kohut, Andrey Kovatchev, Miriam Lexmann, Reinhold Lopatka, Antonio López‑Istúriz White, AnaMiguel Pedro, Paulius Saudargas, Liesbet Sommen, Davor Ivo Stier, Michał Szczerba, Alice Teodorescu Måwe, Ingeborg TerLaak, Matej Tonin, Milan Zver
a nome del gruppo PPE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comuneRC-B10-0055/2025
10‑0057/2025
Risoluzione del Parlamento europeo sulla necessità di intervenire contro la continua oppressione e le elezioni farsa in Bielorussia
()
Il Parlamento europeo,
–viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bielorussia,
–viste le conclusioni del Consiglio del 19 febbraio 2024 e del 12 ottobre 2020 sulla Bielorussia,
–viste le conclusioni del Consiglio europeo del 22 ottobre 2021 sulla Bielorussia,
–vista la relazione dell'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 25 marzo 2024, sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2020 e dopo la loro conclusione,
–viste la dichiarazione dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 1º agosto 2024, concernente il rilascio di alcuni prigionieri politici e la dichiarazione del 26 febbraio 2024 sulle elezioni parlamentari e locali,
–visto l'articolo 136, paragrafo2, del suo regolamento,
A.considerando che, in seguito alle elezioni presidenziali irregolari dell'agosto 2020, il regime di Lukashenko ha sistematicamente preso di mira attivisti politici, rappresentanti della società civile, giornalisti, difensori dei diritti umani e sindacalisti, sottoponendo migliaia di persone a detenzioni e repressioni arbitrarie;
B.considerando che in Bielorussia sono state documentate violazioni sistematiche dei diritti umani, tra cui torture, detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, rapimenti e repressione delle libertà fondamentali;
C.considerando che nel 2024 Lukashenko ha concesso la grazia a circa 230 prigionieri politici; che, ciononostante, sono ancora più di 1500 i prigionieri politici detenuti arbitrariamente e ingiustamente, molti dei quali sono soggetti a condizioni disumane e potenzialmente letali, tra cui torture, negazione delle cure mediche, visite limitate da parte dei familiari e detenzione in isolamento;
D.considerando che, secondo il Centro per i diritti umani "Viasna", tra luglio e settembre 2024 sono state arrestate almeno 360 persone e molti leader dell'opposizione democratica sono ancora in carcere, tra cui Ales Bialiatski, fondatore di "Viasna" e vincitore del premio Nobel per la pace, Pavel Seviarynets, copresidente del partito cristiano-democratico bielorusso, che è membro osservatore del PPE, Siarhei Tsikhanouski, Viktar Babaryka, Maryia Kalesnikava e Mikalai Statkevich; che negli ultimi tre anni almeno sei prigionieri politici sono deceduti in circostanze sospette durante la loro detenzione, il che è prova delle drammatiche condizioni nelle carceri bielorusse;
E.considerando che i cittadini bielorussi in esilio sono oggetto di continue persecuzioni, compreso l'uso improprio dei mandati d'arresto di Interpol per agevolare l'estradizione di oppositori politici da paesi terzi; che dal 2020 circa 500000 cittadini bielorussi sono stati costretti a lasciare il proprio paese e continuano a subire persecuzioni politiche all'estero;
F.considerando che in Bielorussia la libertà di religione è oggetto di crescenti misure repressive, come la recente adozione della legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose, che impone a tutte le organizzazioni religiose e di ispirazione religiosa di registrarsi nuovamente entro il 5 luglio 2025, il che rappresenta una grave minaccia per i diritti e l'esistenza delle comunità religiose;
G.considerando che il regime intende tenere "elezioni presidenziali" il 26 gennaio 2025, in condizioni contrarie a tutte le norme riconosciute a livello internazionale, e che Lukashenko punta a ottenere il settimo mandato;
H.considerando che l'attuale campagna elettorale presidenziale è condotta in un contesto di grave repressione nel quale non sono rispettate nemmeno le norme minime dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa in materia di elezioni democratiche; che è preclusa la partecipazione ai candidati dell'opposizione, che la libertà dei media è fortemente limitata, che gli elettori subiscono intimidazioni e che l'assenza di osservazione elettorale indipendente compromette ulteriormente la legittimità del processo elettorale;
I.considerando che il regime di Lukashenko in Bielorussia consente concretamente l'aggressione militare russa dell'Ucraina, tra l'altro permettendo alla Russia di attaccare l'Ucraina anche attraverso il lancio di missili balistici dal territorio bielorusso, permettendo lo stazionamento e il trasporto di personale militare russo, nonché il deposito e il trasporto di attrezzature militari e di armi, comprese armi pesanti, permettendo agli aeromobili militari russi di attraversare lo spazio aereo bielorusso in direzione dell'Ucraina e fornendo punti di rifornimento;
1.ribadisce di non riconoscere l'elezione di Aliaksandr Lukashenko alla carica di presidente della Bielorussia; considera l'attuale regime in Bielorussia illegittimo, illegale e criminale; ribadisce il proprio sostegno incrollabile al popolo bielorusso nella sua ricerca di democrazia, libertà e diritti umani; esprime solidarietà alle forze democratiche e alle organizzazioni della società civile bielorusse nei loro sforzi per la creazione di una Bielorussia sovrana, democratica e prospera;
2.denuncia l'assenza di libertà, equità e trasparenza in vista delle cosiddette "elezioni presidenziali" in Bielorussia e invita l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale a respingere il finto processo elettorale e ad astenersi dal riconoscere Aliaksandr Lukashenko come presidente della Bielorussia;
3.ricorda che la finta campagna elettorale in corso e le conseguenti "elezioni" non rispettano nessuna delle norme elettorali riconosciute a livello internazionale; ricorda che in Bielorussia non ci saranno missioni internazionali indipendenti in occasione delle "elezioni"; ritiene che il "processo elettorale" in corso sia una farsa;
4.esorta l'UE e i partner internazionali a individuare e a congelare tempestivamente i beni di entità e persone che guidano la cosiddetta "campagna elettorale" di Lukashenko, tra cui la Federazione dei sindacati bielorussi, e a valutare senza indugio la possibilità di confiscare tali beni;
5.deplora le continue gravi violazioni dei diritti umani e dei principi e valori democratici in Bielorussia, che si sono intensificate in vista delle cosiddette "elezioni presidenziali"; condanna la repressione sistematica perpetrata dalla Bielorussia, che consiste anche in arresti arbitrari, torture, vessazioni e maltrattamenti nei confronti dei detenuti; rinnova la richiesta di liberazione immediata e incondizionata di tutte le persone detenute in Bielorussia per le loro opinioni politiche; invita il regime di Lukashenko a porre fine a tutte le forme di repressione e a garantire le libertà fondamentali dei cittadini bielorussi;
6.esprime massima preoccupazione per la situazione dei prigionieri politici, tra cui Maria Kalesnikava, Siarhei Tsikhanouski, Ales Bialiatski, Mikalai Statkevich, Mikalai Khila, Valiantsin Stefanovic, Maksim Znak, Viktar Babaryka, Ihar Losik, Andrzej Poczobut, Palina Sharenda-Panasiuk, Uladzimir Matskevich, Marfa Rabkova, Uladzimir Labkovich, Aliaksandr Yarashuk, Yana Pinchuk, Mikalai Bankou, Andrei Navitski, Henrykh Akalatovich, Uladzimir Kniha e altri, molti dei quali si trovano ad affrontare gravi problemi di salute senza poter beneficiare di cure mediche adeguate, e a subire la detenzione in isolamento, maltrattamenti e torture;
7.rinnova l'invito alle autorità bielorusse a rispettare i diritti dei detenuti, a fornire assistenza medica e a concedere la possibilità di incontrare avvocati, famigliari e membri del comitato internazionale della Croce rossa;
8.ribadisce il suo invito all'UE e ai suoi Stati membri a sostenere i prigionieri politici e le loro famiglie chiedendo, in ogni occasione, il loro rilascio immediato, convocando gli ambasciatori del regime per chiedere loro una prova della condizione e dell'ubicazione dei prigionieri, semplificando le procedure di ottenimento dei visti e dei documenti di identificazione provvisori per coloro che fuggono dalla Bielorussia e fornendo un sostegno alla riabilitazione, unitamente a un sostegno pratico e finanziario;
9.sottolinea l'urgente necessità di proteggere i cittadini bielorussi in esilio dalle persecuzioni e dalle vessazioni del regime di Lukashenko;
10.deplora il fatto che le misure repressive in Bielorussia si siano estese agli attacchi alla libertà religiosa con l'adozione della legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose, che viola gravemente il diritto fondamentale alla libertà di religione, coscienza e credo; esorta il regime di Lukashenko a cessare immediatamente la persecuzione delle comunità religiose e delle chiese;
11.invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere in ogni modo le forze democratiche guidate da Sviatlana Tsikhanouskaya;
12.condanna con la massima fermezza il coinvolgimento del regime di Lukashenko nella guerra di aggressione ingiustificata, illegale e non provocata della Russia nei confronti dell'Ucraina; ritiene che il regime di Lukashenko sia diventato complice dei crimini commessi dalla Russia in Ucraina; ritiene inoltre che il tribunale internazionale speciale sul crimine di aggressione perpetrato dalla Russia nei confronti dell'Ucraina debba essere competente per sottoporre a indagini la leadership bielorussa;
13.invita l'UE e gli Stati membri a trovare vie legali per confiscare i beni della leadership bielorussa e delle entità bielorusse correlate coinvolte nello sforzo bellico russo e utilizzarli per sostenere la ricostruzione dell'Ucraina;
14.denuncia il trasferimento illegale di diverse migliaia di minori, anche orfani, dai territori ucraini occupati dalla Russia ai cosiddetti "campi ricreativi" in Bielorussia, dove sono sottoposti a russificazione e indottrinamento; condanna fermamente il coinvolgimento della Croce Rossa bielorussa nella deportazione illegale di minori ucraini;
15.esorta l'UE e i suoi partner internazionali a inasprire le sanzioni nei confronti di persone ed entità, come l'Agenzia per la sicurezza della Bielorussia, responsabili della repressione degli oppositori politici e della partecipazione della Bielorussia alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina; invita l'UE ad allineare il suo regime di sanzioni nei confronti della Bielorussia a quello applicato alla Russia;
16.invita gli Stati membri e la comunità internazionale a preparare il terreno per il procedimento penale a carico di Aliaksandr Lukashenko e dei funzionari bielorussi responsabili di aver falsificato i risultati elettorali del 2020 e di aver intensificato le violazioni dei diritti umani in seguito a tali elezioni, nel rispetto dei principi riconosciuti della giurisdizione extraterritoriale e universale; sottolinea l'inestimabile lavoro svolto sul campo dai difensori dei diritti umani e dai rappresentanti della società civile per monitorare, documentare e segnalare le gravi violazioni dei diritti umani e i crimini contro l'umanità che si verificano in Bielorussia, al fine di garantire la successiva assunzione di responsabilità e la giustizia per le vittime;
17.incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alle istituzioni competenti dell'UE, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, al Consiglio d'Europa, all'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, al governo giapponese, ai rappresentanti delle forze democratiche bielorusse e alle autorità bielorusse de facto.