Protezione e gestione delle risorse idriche
L'acqua è un elemento essenziale per la vita umana, animale e vegetale, nonché per l'economia. La protezione e la gestione delle risorse idriche superano i confini nazionali. La politica dell'UE in materia di acque svolge un ruolo cruciale nella salvaguardia dell'ambiente. Esistono leggi volte a preservare le fonti idriche e gli ecosistemi di acqua dolce e marina come pure a garantire la pulizia dell'acqua potabile e delle acque di balneazione. La direttiva quadro dell'UE sulle acque definisce un quadro giuridico teso a tutelare le acque pulite e ripristinare la qualità delle stesse, nonché a garantire il loro utilizzo sostenibile nel lungo termine.
Base giuridica
Articoli da 191 a 193 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE).
Contesto generale
L'acqua non è solo un prodotto commerciale, ma anche un bene comune e una risorsa limitata che deve essere protetta e utilizzata in maniera sostenibile, in termini sia di qualità che di quantità. Tuttavia, essa è sottoposta a pressioni da parte di vari settori, quali l'agricoltura, l'industria, il turismo, i trasporti e l'energia.
Nel 1980 è stata introdotta la prima direttiva sull'acqua potabile () per semplificare i requisiti nazionali in materia di acque dei singoli Stati membri e per combattere le disparità di condizioni di concorrenza economica.
Nel 1992 è stata adottata a Helsinki la di cui l'UE è parte. La convenzione rafforza le misure nazionali e la cooperazione internazionale per la gestione ecologica e la protezione delle acque superficiali e sotterranee transfrontaliere.
Nel 1997 la ha stabilito norme e regole fondamentali per la cooperazione tra Stati rivieraschi in materia di uso, gestione e protezione dei corsi d'acqua internazionali.
Nel 2012 la Commissione ha presentato il , una strategia a lungo termine volta a garantire un approvvigionamento idrico adeguato sul piano qualitativo e quantitativo per tutti gli usi legittimi, migliorando l'attuazione della politica vigente dell'UE in materia di acque, integrandone gli obiettivi all'interno di altre politiche settoriali e colmando le lacune del quadro esistente.
Obiettivi e risultati
L'obiettivo generale della politica dell'UE in materia di acque è assicurare l'accesso a un'acqua di buona qualità in quantità sufficiente per tutti gli europei, per i settori economici e per l'ambiente e garantire il buono stato di tutti i corpi idrici in Europa.Tuttavia, a causa dei cambiamenti climatici, l'UE dovrà far fronte sempre più spesso a eventi meteorologici estremi legati all'acqua, come inondazioni e siccità, ed è quindi della massima importanza adottare politiche che contribuiscano a mitigare tali problemi e ad adattarvisi.
A tal fine la politica unionale ha istituito due quadri giuridici principali per la tutela e la gestione delle risorse di acqua dolce e di acqua marina, ossia la direttiva quadro sulle acque e la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino.
A. Direttiva quadro sulle acque e direttive specifiche in materia di acque
La dell'UE (2000/60/CE) definisce un quadro per la protezione delle acque interne superficiali, delle acque di transizione, delle acque costiere e delle acque sotterranee. Mira a prevenirne e ridurne l'inquinamento, promuoverne un utilizzo sostenibile, proteggere e migliorare l'ambiente acquatico nonché mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. L'obiettivo principale è quello di far sì che tutte le acque raggiungano un buono stato ecologico. Gli Stati membri sono pertanto tenuti a elaborare i piani di gestione dei bacini idrografici in base ai bacini idrografici naturali, nonché programmi specifici contenenti misure volte a conseguire detti obiettivi.
Nel 2019 è stata condotta una della direttiva quadro sulle acque, nell'ambito della quale è stato stabilito che la direttiva è sostanzialmente adatta allo scopo, ma che la sua attuazione deve essere accelerata. Di conseguenza, nel giugno 2020 la Commissione ha annunciato che la direttiva quadro sulle acque non sarebbe stata modificata e che si sarebbe invece posto l'accento sull'attuazione e sull'applicazione della direttiva vigente.
La direttiva quadro sulle acque è integrata da direttive più mirate, illustrate di seguito.
- La (2006/118/CE) protegge dall'inquinamento e dal deterioramento. Prevede criteri specifici per valutare il buono stato chimico delle acque sotterranee, individuare gli aumenti delle sostanze monitorate e i punti di partenza da utilizzare per l'inversione di tendenza. Tutti i valori soglia per le sostanze inquinanti sono fissati dagli Stati membri. Fanno eccezione i nitrati (fertilizzanti) e i pesticidi, per i quali i limiti sono stabiliti da una normativa specifica dell'UE. Nel 2022 la Commissione ha presentato un delle sostanze per il monitoraggio delle acque a livello dell'Unione. Nel settembre 2023 il Parlamento ha adottato la sua posizione sulla proposta affinché serva da base per i futuri negoziati con il Consiglio.
- La ((UE) 2020/2184) definisce norme di qualità essenziali per le acque destinate al consumo umano. Impone agli Stati membri di monitorare regolarmente la qualità dell'acqua. Gli Stati membri hanno la facoltà di includere requisiti supplementari specifici per il proprio territorio, purché ciò si traduca nell'imposizione di requisiti più rigorosi. La direttiva prevede altresì l'obbligo di informare regolarmente i consumatori. Inoltre, la qualità dell'acqua potabile deve essere oggetto di notifica alla Commissione ogni tre anni. La revisione della direttiva aggiorna le norme di sicurezza vigenti e migliora l'accesso all'acqua potabile sicura, in linea con le più recenti raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2022 è stato adottato il delle sostanze da sottoporre a monitoraggio.
- La (2006/7/CE) è intesa a migliorare la salute pubblica e la protezione ambientale mediante disposizioni per il controllo e la classificazione delle acque di balneazione, nonché a informare i cittadini al riguardo. Nel corso della stagione balneare gli Stati membri sono tenuti a prelevare campioni delle acque di balneazione e controllare la concentrazione di almeno due batteri specifici una volta al mese e presso ciascun sito di balneazione. Essi sono inoltre tenuti ad informare i cittadini mediante "profili delle acque di balneazione" che comprendono, ad esempio, informazioni sul tipo e sulle fonti di inquinamento che influiscono sulla qualità delle acque di balneazione. La Commissione e l'Agenzia europea dell'ambiente pubblicano ogni anno una sulla qualità delle acque di balneazione.
- La (2008/105/CE) stabilisce i limiti di concentrazione per 33 sostanze prioritarie che presentano un rischio per l'ambiente acquatico, o trasmesso attraverso quest'ultimo, a livello dell'UE e per altre otto sostanze inquinanti presenti nelle acque superficiali. La ha previsto l'aggiunta all'elenco esistente di 12 nuove sostanze. Nel 2023 sono state aggiunte 23 sostanze critiche all'elenco delle sostanze prioritarie per le acque superficiali, tra cui pesticidi quali il glifosato, alcuni prodotti farmaceutici (antidolorifici, farmaci antinfiammatori e antibiotici), il bisfenolo A e un gruppo di 24 sostanze per- e polifluoroalchiliche.
- La (91/271/CEE) ha lo scopo di proteggere l'ambiente dalle ripercussioni negative dello scarico delle acque reflue urbane e delle acque reflue originate dall'industria. La direttiva stabilisce i requisiti minimi e i calendari per la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane, introduce controlli sullo smaltimento dei fanghi di depurazione e richiede di eliminare gradualmente lo scarico dei fanghi in mare. Nel gennaio 2024 il Consiglio e il Parlamento hanno raggiunto un sulle modifiche della direttiva che ne ampliano l'ambito di applicazione per includervi gli insediamenti più piccoli e che applicano il principio "chi inquina paga" ai produttori di medicinali e cosmetici. La revisione deve ora essere votata in Aula.
- La (91/676/CEE) intende proteggere le acque dai nitrati provenienti da fonti agricole, in quanto possono inquinare le fonti di acqua potabile, comprese le acque sotterranee, e portare all'eutrofizzazione delle acque superficiali. Un regolamento complementare () prevede l'istituzione di zone vulnerabili ai nitrati designate, il controllo delle acque e una sintesi dei programmi d'azione. Nel 2023 la Commissione ha avviato una valutazione della direttiva, invitando i portatori di interessi e i cittadini a condividere i loro punti di vista.
- La dell'UE (2007/60/CE) è intesa a ridurre e gestire i rischi che tali fenomeni meteorologici rappresentano per la salute umana, l'ambiente, le infrastrutture e i beni. Impone agli Stati membri di effettuare, in cicli di sei anni, una valutazione preliminare che individui i bacini idrografici e le relative aree costiere a rischio e, successivamente, di elaborare mappe del rischio di alluvione e piani di gestione focalizzati sulla prevenzione, la protezione e la preparazione. La sul secondo ciclo (2015-2021) è stata pubblicata nel dicembre 2021.
B. Politica costiera e marittima dell'UE
La (2008/56/CE) costituisce il pilastro ambientale della politica marittima integrata dell'Unione europea, che è stata istituita per promuovere lo sviluppo sostenibile della sua economia marittima e proteggere meglio, al contempo, il suo ambiente marino. L'obiettivo della suddetta direttiva è di conseguire un buono stato ecologico delle acque marine dell'UE entro il 2020, di continuare a proteggerle e preservarle e di impedirne il deterioramento. Essa individua regioni (il Mar Baltico, l'Oceano Atlantico nordorientale, il Mar Mediterraneo e il Mar Nero) e sottoregioni marine europee entro i confini geografici stabiliti dalle convenzioni marittime regionali. Al fine di conseguire un buono stato ecologico delle acque marine entro il 2020, gli Stati membri erano tenuti a elaborare strategie per le proprie acque marine basate sugli ecosistemi, da riesaminare ogni sei anni. Un regolamento sulla definisce inoltre i principi alla base di una sana pianificazione e gestione delle zone costiere di cui gli Stati membri devono tenere conto.
Nel giugno 2020 la Commissione ha adottato una della direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino.La nuova strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 (adottata nel maggio 2020) mira a rafforzare ulteriormente la protezione degli ecosistemi marini, anche attraverso l'ampliamento delle zone protette e la creazione di zone rigorosamente protette per la ricostituzione degli habitat e degli stock ittici.
Per quanto riguarda l'inquinamento provocato dalle navi e le sanzioni per violazioni, la hanno lo scopo di assicurare che i responsabili di scarichi di sostanze inquinanti in mare siano soggetti a sanzioni efficaci e dissuasive.
Il disastro petrolifero del naufragio dell'Erika nel 1999 ha imposto all'UE di rafforzare il suo ruolo nel campo della sicurezza marittima e dell'inquinamento marino attraverso l' nel 2002. L'Agenzia si occupa, tra l'altro, di prevenire l'inquinamento e di intervenire in caso di inquinamento provocato dalle navi o di inquinamento marino causato dagli impianti per l'estrazione di gas e idrocarburi.
C. Accordi internazionali sulle risorse idriche regionali
La protezione delle acque marine in Europa è disciplinata da quattro strutture internazionali di cooperazione, le cosiddette tra gli Stati membri e i paesi vicini che condividono risorse idriche comuni: la Convenzione OSPAR (Oslo e Parigi) del 1992 per l'Atlantico nordorientale; la Convenzione di Helsinki del 1992 per la zona del Mar Baltico; la Convenzione di Barcellona del 1995 per il Mediterraneo; la Convenzione di Bucarest del 1992 per il Mar Nero.
L'UE è inoltre parte di convenzioni quali la del 1992, la del 1994, la del 1999 e la del 1999.
La cooperazione interregionale in materia ambientale incentrata sulle acque marine o sui bacini fluviali ha portato all'elaborazione di diverse strategie macroregionali nell'UE, vale a dire strategie finalizzate ad affrontare le sfide comuni cui deve far fronte una determinata area geografica, come la del 2009, la del 2011 e la .
Ruolo del Parlamento europeo
L'iniziativa dei cittadini europei "Right2Water" (2013), la prima del suo genere, ha esortato le istituzioni dell'UE e gli Stati membri a garantire che tutti i cittadini godano del diritto all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, che l'approvvigionamento e la gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle regole del mercato interno e che i servizi idrici siano esclusi dalle misure di liberalizzazione. Nel 2015, in risposta a tale iniziativa dei cittadini, il Parlamento, a larga maggioranza, ha invitato la Commissione a proporre una normativa che sancisse il diritto umano all'acqua e ai servizi igienico-sanitari riconosciuto dalle Nazioni Unite e, se del caso, una revisione della direttiva quadro sulle acque intesa a riconoscere l'accesso universale e il diritto umano all'acqua.
Il Parlamento, sottolineando la necessità di una transizione verso un'economia circolare, ha sostenuto piani volti a promuovere il riutilizzo delle acque per l'irrigazione agricola. Come primo passo il Parlamento, insieme al Consiglio, ha adottato un che è entrato in vigore nel giugno 2023. Nello stesso spirito, ha approvato piani volti a migliorare la qualità dell'acqua di rubinetto onde ridurre l'uso di bottiglie di plastica.
Nella sua risoluzione sulla governance internazionale degli oceani del 2018, il Parlamento ha sottolineato che "per creare un'economia marittima sostenibile e ridurre le pressioni sull'ambiente marino sono necessari interventi in relazione ai cambiamenti climatici, l'inquinamento dei mari e degli oceani proveniente dalla terraferma, l'inquinamento marino, l'eutrofizzazione, la tutela, la conservazione e il ripristino degli ecosistemi marini e della biodiversità e l'uso sostenibile delle risorse marine". In tale contesto il Parlamento ha esortato la Commissione "a sostenere gli sforzi internazionali volti a preservare la biodiversità marina, in particolare nell'ambito degli attuali negoziati per un nuovo strumento giuridicamente vincolante per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità marina nelle zone situate al di fuori della giurisdizione nazionale" e ha invitato la Commissione "a proporre una legislazione più rigorosa per garantire la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità marina nelle zone situate all'interno della giurisdizione degli Stati membri".
Nella sua risoluzione del marzo 2021 sui rifiuti marini, il Parlamento ha richiamato l'attenzione sugli effetti dei rifiuti marini sull'ecosistema marino, sul settore della pesca e sui consumatori, ha chiesto maggiori limitazioni all'impiego della plastica monouso e ha sostenuto l'uso di materiali appositamente progettati e sostenibili per gli attrezzi da pesca.
Nell'ottobre 2022 il Parlamento ha approvato una risoluzione "sull'accesso all'acqua in quanto diritto umano – dimensione esterna", in cui ha ribadito "il diritto all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari quale diritto umano" e ha chiesto la tutela e il ripristino degli ecosistemi naturali e la conservazione dell'acqua per il consumo energetico.
Per maggiori informazioni sull'argomento, si rimanda al sito web della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.
Christian Kurrer / Alyssia Petit